Garda

Garda, riemerge dai fondali la sagoma della Sesia

Ritrovata al largo di Limone la cannoniera affondata nel 1860 per l'esplosione della caldaia.
Individuata la Sesia: guarda il servizio Tg di Teletutto
AA

Che fosse là sotto, lo si sapeva. C'è un obelisco, a Limone, che ricorda la tragedia dell'inabissamento con il suo carico di morti. Ma nessuno l'aveva mai localizzata. Tantomeno fotografata.

C'è riuscito domenica un equipaggio dei sommozzatori del Volontari del Garda da mesi impegnato nello scandaglio dei fondali del Benaco. Cercavano il «Dukw», il mezzo anfibio americano affondato con i suoi 24 militari nell'aprile del 1945, e hanno trovato invece la Sesia, la cannoniera lacuale della Marina del Regno di Sardegna trasformata in motonave e affondata dopo lo scoppio di una caldaia nell'ottobre del 1860.

«È adagiata a 340 metri di profondità e 400 di distanza dalla costa. È integra» spiega Mauro Fusato, responsabile dell'Unità sommozzatori del Garda. Con lui Luca Turrini, coordinatore delle ricerche, e un compagno di missione d'eccezione, Cesare Montagnoli, storico di Limone, che ha speso anni di studio e passione per la Sesia. Ne custodisce addirittura un modellino, dal profilo identico a quello documentato dal sonar. «Abbiamo dovuto sospendere le ricerche a metà pomeriggio a causa del forte vento - aggiungono i sommozzatori - torneremo appena le condizioni meteo ci consentiranno di calare anche il robot con telecamera subacquea telecomandata».

L'eccezionalità del ritrovamento - documentato da un sofisticato sonar a testa rotante capace di «leggere» il fondo del lago e inviare le relative immagini con la precisione di un radar - sta nella storia: il mattino dell'8 ottobre di 152 anni fa la Sesia è impegnata in un viaggio passeggeri. Attraversa il Golfo di Salò e a Fasano imbarca numerosi nobili e patrioti che hanno organizzato un viaggio di protesta per la fucilazione, avvenuta alcuni giorni prima, di un patriota di Bardolino. A mezzogiorno, lascia Limone per il viaggio di ritorno. Il tempo di percorrere due miglia e si scatena l'inferno: al largo della località Bine c'è l'esplosione.

La motonave cala a picco in pochi minuti. All'epoca si ipotizzò un attentato austriaco, mirato a colpire i patrioti italiani, ma gli storici propendono per la causa accidentale. Certo è solo il numero di vittime: 42 morti tra passeggeri (molte le donne) e membri dell'equipaggio. Con un miracolato: il missionario Daniele Comboni che, pronto a imbarcarsi dal pontile di Limone (suo paese natale), all'ultimo rinuncia a salire a bordo.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Condividi l'articolo

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato