Falsi i documenti di D’Annunzio: condannati due librai
Falsari dannunziani condannati in primo grado dal Tribunale di Como. L’indagine era partita dal Vittoriale degli Italiani, che ora esulta per una sentenza definita storica.
I fatti: è il novembre del 2011 quando il Vittoriale viene contattato da un collezionista per la valutazione di una lettera autografa di Gabriele d’Annunzio acquistata alla Libreria «Il Pensatoio» di Albavilla, in provincia di Como. L’episodio, una volta confermata la non autenticità del documento, ha dato avvio a un’indagine che si è allargata all’intero catalogo della libreria e a una serie di materiali in vendita su eBay o già in possesso di collezionisti. Tutti i falsi riscontrati si sono rivelati riconducibili al Pensatoio di Albavilla. A fronte di tali e tanti riscontri, nel 2012 il presidente del Vittoriale, Giordano Bruno Guerri, aveva presentato denuncia.
Il Nucleo Tutela del Patrimonio Artistico dei Carabinieri di Monza, affiancato da esperti degli Archivi del Vittoriale e avvalendosi di perizie grafologiche e analisi chimiche degli inchiostri, ha appurato la non autenticità dei documenti. La sentenza di primo grado, pronunciata martedì 12 settembre dal Tribunale di Como, condanna a 4 anni di reclusione i due librai falsari, attribuendo altissimi danni morali al Vittoriale degli Italiani, al ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e a tutti i collezionisti che, come il Vittoriale, si sono costituiti parte civile.
«Eravamo certi si trattasse di falsi - ha dichiarato Giordano Bruno Guerri - e per questo abbiamo agito con la massima determinazione. La diffusione di autografi fasulli finirebbe per falsare la biografia e l’immagine di D’Annunzio, e addirittura la sua poetica». Il Tribunale assegna eccezionalmente la custodia dei falsi - ora atti del processo - al Vittoriale per finalità culturali. Diventeranno oggetto di una mostra permanente, annuncia Guerri: «La chiamerò "Gabbriele Dannuncio" ed esporremo, oltre ai falsi sequestrati in questa occasione, quelli di più antica data in nostro possesso, compresi quelli realizzati dal figlio Gabriellino».
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