Garda

Dopo le frane, l’Alto Garda dice no alla ciclovia e chiede strade sicure

Bloccare la ciclabile, investire sul trasporto via lago e mettere in sicurezza la 45bis. Si sono riaccesi i riflettori su un tema sempre attuale
L'intervento sulla Gardesana occidentale dopo la frana - Foto Gabriele Strada/Neg © www.giornaledibrescia.it
L'intervento sulla Gardesana occidentale dopo la frana - Foto Gabriele Strada/Neg © www.giornaledibrescia.it
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«Mobilità e sicurezza della viabilità saranno, nei prossimi anni, la questione centrale da risolvere sul lago di Garda». Ne è convinta Mariastella Gelmini, senatrice, portavoce di Azione e presidente della Comunità del Garda, l’ente che rappresenta tutti i Comuni della regione benacense. I recenti episodi franosi hanno riacceso i riflettori su un tema sempre attuale nella parte alta del lago, dove crescono i detrattori del progetto della ciclovia che, per lo meno in certi tratti, sembra un azzardo insostenibile e, parimenti, aumentano le voci che chiedono di porre mano a una viabilità spesso complicata e sempre minacciata dalla storica fragilità geologica del territorio.

«Una volta risolta la questione depurazione - dice Gelmini - quello della mobilità sarà il grande problema da affrontare nei prossimi anni. Conosciamo bene la situazione della Gardesana Occidentale e della Gardesana Orientale e non è più tempo di tergiversare. È ora di intraprendere un progetto definitivo per risolvere problemi e criticità». Il tema della viabilità gardesana sarà tra i principali punti in discussione all’Assemblea generale della Comunità del Garda, convocata il 20 gennaio a Riva. «Il Garda - continua Gelmini - è dal punto di vista turistico ed economico una delle aree più importanti d’Italia e d’Europa. Il tema è dunque d’interesse nazionale e deve essere affrontato definitivamente, coinvolgendo le tre Regioni del lago, il ministro delle infrastrutture e il Governo».

Le soluzioni

La strada della Forra a Tremosine è chiusa dopo la recente frana - © www.giornaledibrescia.it
La strada della Forra a Tremosine è chiusa dopo la recente frana - © www.giornaledibrescia.it

Per il segretario generale della Comunità del Garda, Pier Lucio Ceresa, «se risulta improponibile per motivi economici, geomorfologici e di sensibilità ambientale l’idea di una superstrada a mezza costa, la ricetta è quella di un programma di manutenzioni per garantire la massima sicurezza sulla 45bis. E in prospettiva bisognerà pensare ad una vera mobilità su acqua, a cominciare dall’integrazione dell’attuale servizio del traghetto, ora disponibile solo sulla tratta Maderno-Torri».

Soluzioni al problema cronico di una mobilità complicata, insostenibile nel periodo estivo e costantemente messa a rischio dalla fragilità geologica dei versanti, sono del resto richieste con grande insistenza dagli operatori e dai cittadini, letteralmente esasperati.

Via la ciclovia

  • L'intervento lungo la Gardesana per la frana a Limone
    L'intervento lungo la Gardesana per la frana a Limone
  • L'intervento lungo la Gardesana per la frana a Limone
    L'intervento lungo la Gardesana per la frana a Limone
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    L'intervento lungo la Gardesana per la frana a Limone
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    L'intervento lungo la Gardesana per la frana a Limone
  • L'intervento lungo la Gardesana per la frana a Limone
    L'intervento lungo la Gardesana per la frana a Limone

Cresce il malumore nei confronti di un progetto, quello della ciclovia del Garda, visto come un azzardo, oltre che uno spreco di denaro che invece potrebbe essere utilizzato per ben altre priorità. Ieri il Coordinamento interregionale per la tutela del lago ha lanciato un altro appello alla Provincia di Trento per fermare l’opera: «No alla Ciclovia pericolosa, costosa, devastante. Si alla navigazione coi battelli». La sollecitazione è rivolta al presidente Trentino Maurizio Fugatti, visto che nel tratto tra Riva e il confine con Limone procedono lavori e appalti, ma indirettamente riguarda l’intero tratto altogardesano, da Gargnano in su, dove l’opera è ancora in progettazione.

«La naturale fragilità di queste rocce - dice il coordinamento -, unita alle conseguenze dei cambiamenti climatici, espone a prevedibili rischi. Ci sembra assurdo sfidare la sorte, spendendo milioni e milioni di euro, per un’infrastruttura che dal punto di vista della sicurezza appare un inutile e rischiosissimo azzardo». Si chiede il coordinamento: «Chi si prenderà la responsabilità di un eventuale incidente mortale?». Da qui la richiesta alla Provincia di Trento di «la definitiva archiviazione della costruzione del tratto della sponda ovest trentina. Si scelga definitivamente l’alternativa via acqua, più sostenibile e sicura».

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