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Discriminazione di due dipendenti, il sindaco: «Andremo in Cassazione»

La prima cittadina di Calcinato replica così alla sentenza che la condanna
Il municipio di Calcinato -  © www.giornaledibrescia.it
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Il Comune di Calcinato ricorrerà in Cassazione: «La nuova sentenza - per il sindaco Nicoletta Maestri - crea un grave precedente per tutti i pubblici amministratori». Il riferimento è alla decisione della Corte d’Appello di Brescia nel merito del procedimento intentato dalla ex dipendente del Comune di Calcinato Federica Lombardo: secondo i giudici, nel 2021 sarebbe stata privata della responsabilità dell’ufficio Tecnico per il proprio orientamento sessuale e quindi discriminata dopo essersi unita civilmente con la compagna, Luisa Zampiceni, ex comandante della Polizia locale dello stesso paese, anch’essa discriminata per la medesima ragione.

Una sentenza che ha suscitato scalpore in paese, e che ha ribaltato gli esiti del primo grado di giudizio: la sezione lavoro del Tribunale di Brescia aveva affermato la piena legittimità dell’operato del Comune.

Lo ribadisce il sindaco Maestri: «Il Tribunale aveva escluso ogni profilo discriminatorio, evidenziando come l’omosessualità della lavoratrice fosse da tempo comunemente nota e accettata, alla luce di cordiali rapporti con gli stessi amministratori. Personalmente ho partecipato con grande piacere all’unione civile di Federica Lombardo e della sua compagna nel 2020, tant’è vero che appaio in molte fotografie di quel giorno, contenta di partecipare e contenta di vedere una coppia che celebrava il proprio amore».

Maestri torna poi a ribadire la propria posizione: «L’Amministrazione non le ha assegnato per quell’anno il ruolo di responsabile dell’ufficio Tecnico in attuazione di un principio di rotazione degli incarichi, come anche raccomandato dall’Autorità nazionale anticorruzione. Nel rispetto della recente sentenza e dei giudici che l’hanno emessa, le accuse di discriminazione e di omofobia formulate nei miei confronti non solo sono lontanissime dai miei valori, dai miei principi e dalla mia storia ma sono anche distantissime dalla realtà dei fatti.

Una sentenza che non mi descrive per come sono e che resterà come una cicatrice profonda nella mia anima. Mi aggrappo alla consapevolezza di avere la coscienza pulita e di avere agito per il bene della mia comunità. Da sindaco e da donna».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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