Garda

Delitto Desenzano: per Rizzi condanna a 21 anni

L’appello-bis riscrive il delitto del porto di Desenzano firmato dal 23enne e da 4 minorenni: «Non fu preterintenzionale»
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Tre anni dopo si torna al punto di partenza. Quell’omicidio era e torna ad essere volontario. La condanna era e torna ad essere a 21 anni.

La Corte d’assise d’appello di Milano raccoglie le indicazioni della Cassazione e cancella lo «sconto» del quale Stefano Rizzi, il 23enne di Calcinato accusato dell’annegamento di Ombre nelle acque del porto di Desenzano, aveva beneficiato al termine del primo processo d’appello.

I giudici bresciani di secondo grado, a differenza dei colleghi del primo, ritennero che l’azione del giovane, e degli amici minorenni che quella sera erano con lui, andò oltre le sue intenzioni e, tirate le somme, lo condannarono a 14 anni per omicidio preterintenzionale. La loro ricostruzione però non ha retto il vaglio della Suprema Corte che ha annullato la sentenza e rinviato tutto a Milano dove, nei giorni scorsi, si è consumata la «restaurazione» della prima sentenza di tre anni fa.

I fatti per i quali è sceso il quarto, ma non ancora definitivo verdetto, risalgono all’autunno di quattro anni fa. Il cadavere di Ombre, al secolo Mohammed Chamrani, 44enne marocchino a Desenzano senza una fissa dimora, affiorò tra le barche del porto il 24 ottobre. Nella prima ricostruzione, condizionata dal suo rapporto difficile con l’alcol, si fece largo l’ipotesi di un incidente. Per arrivare a dire che Ombre non fosse finito in acqua da solo bastarono pochi giorni. Gli inquirenti della Squadra Mobile, con una felice intuizione, misero in relazione il ritrovamento del cadavere del 44enne con il verbale con il quale gli agenti della Polizia Stradale di Desenzano raccontavano del controllo compiuto la notte tra il 18 e il 19 di un’auto e dei suoi occupanti e della singolare circostanza, dato il periodo, di aver trovato questi ultimi con gli abiti zuppi d’acqua.

I giovani, oltre a Stefano Rizzi altri quattro minorenni, finirono nel mirino degli inquirenti che misero sotto intercettazione i loro telefoni e delle microspie negli ambienti che frequentavano. Nel giro di pochi giorni, commentando la notizia del ritrovamento del cadavere di Ombre, Rizzi, in auto col padre, si lasciò andare ad una confessione che non passò inosservata, come non passò inosservato il consiglio del genitore di lasciar perdere, di far finta di niente e di non parlarne con nessuno.

Le registrazioni bastarono agli agenti per far scattare le manette e risolvere il caso. Deciso con l’affidamento in prova l’iter giudiziario dei minorenni, ad un processo vero e proprio finì il solo Rizzi che da allora, in ogni occasione, ha ribadito di aver agito senza la volontà di uccidere. Una versione che ha ripetuto anche davanti ai giudici milanesi, senza però successo.

Il giovane, che in passato ha tentato gesti autolesionistici e che è stato condannato per direttissima in seguito all’evasione dalla struttura protetta alla quale era stato destinato, è tutt’ora agli arresti domiciliari. In questa condizione attenderà le motivazioni, per le quali i giudici si sono riservati 15 giorni, e il prossimo processo per Cassazione, già annunciato dal suo legale, l’avv. Luca Broli.

Pierpaolo Prati

Gettato nelle acque del porto

n Il cadavere di Mohammed Chamrani venne ripescato dalle acque del porto di Desenzano il 24 ottobre del 2009

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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