Garda

Crisi idrica: la quota di deflusso del Garda non sarà aumentata

Non si andrà oltre la quota di 70 metri cubi al secondo: lo si è deciso ieri nel vertice fra gli enti convocato a Salò
GARDA, LIVELLI BLINDATI
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Nessun aumento del deflusso dal Garda. Non si andrà oltre la quota di 70 metri cubi d’acqua al secondo che oggi escono dal lago. Data la gravissima crisi idrica in atto è forse eccessivo dire che il Garda è salvo, ma certo, visti i drammatici problemi che sta vivendo il fiume Po e le pressanti richieste di acqua da parte degli utilizzatori di valle, è un risultato importante, che consente al lago di tirare un sospiro di sollievo e di alleggerire, almeno per un po’, le preoccupazioni per il proseguo dell’estate.

A rassicurare gli enti gardesani che non saranno ulteriormente aumentati i prelievi sono stati i soggetti gestori delle acque, giunti ieri a Salò per un vertice convocato dalla Comunità del Garda, che nel bel mezzo della peggiore crisi idrica degli ultimi decenni ha voluto fare il punto con tutti gli attori coinvolti: Autorità di bacino del Po, gestori del servizio idrico, Comuni rivieraschi e utilizzatori di valle.

L’impegno

«Non ci saranno aumenti dei prelievi – dice il segretario della Comunità, Pierlucio Ceresa –, siamo soddisfatti». Del resto il Garda sta già facendo la sua parte per alleggerire i problemi del grande fiume: quasi 15 dei 70 metri cubi d’acqua che ogni secondo escono dal lago finiscono nel Po, mentre gli altri 55 sono destinati al Consorzio del Mincio e dunque all’irrigazione delle coltivazioni in pianura. Uno sforzo che Meuccio Berselli, segretario generale dell’Autorità di Bacino del Po, la massima autorità che si occupa della tutela del bacino idrico del più grande fiume d’Italia, apprezza: «Questi 70 mc/s che il Garda rilascia in modo molto responsabile – dice – risultano fondamentali per sostenere la portata del fiume nella parte a valle, nella zona del delta, dove si cerca di mitigare i danni dovuti alla risalita dell’acqua salata dal mare Adriatico mantenendo la portata, per difendere e tutelare le 750mila utenze idropotabili che gravitano nell’area del delta. La condivisione di intenti tra enti che rappresentano interessi diversi - conclude Berselli - è fondamentale per far fronte alla siccità».

Gestione condivisa

In questa situazione nessuno può guardare solo al proprio orticello. Anche gli utilizzatori di valle – come sottolineano Elide Stancari, vicepresidente del Consorzio del Mincio, e Gianluigi Zani, presidente del Consorzio del Chiese – stanno facendo la loro parte: «Cerchiamo di risparmiare il più possibile sui prelievi, in un’ottica di solidarietà nei confronti del fiume Po». Va detto che oggi il Garda, a differenza di altri bacini, non è ancora in una situazione allarmante: ha una percentuale di riempimento del 47,9% e il livello si assesta a 60 cm sullo zero idrometrico. Luigi Mille, direttore dell’A.I.Po, l’Agenzia Interregionale per il fiume Po che gestisce la regolazione dei livelli del Garda, parla di «una gestione del lago portata avanti da 20 anni nel segno delle condivisione delle scelte. Questo – dice Mille - è il segreto che fa sì che ogni anno si arrivi all’inizio della stagione irrigua con il Garda pieno, mentre gli altri laghi sono già mezzi vuoti. Questo perché le scelte sono fatte in anticipo, con oculatezza e rispettando le priorità: prima gli usi idropotabili, poi quelli agricoli e infine tutto il resto».

Un motoscafo finito sugli scogli - © www.giornaledibrescia.it
Un motoscafo finito sugli scogli - © www.giornaledibrescia.it

Per Mario Bocchio, presidente di Garda Uno e membro del Cda di Acque Bresciane, «l’attenzione ai livelli dell’acqua del Garda è fondamentale del punto di vista idropotabile, per garantire qualità e sicurezza ai Comuni che la utilizzano per l’acquedotto». Oggi il lago, tra deflusso ed evaporazione, perde un centimetro di acqua al giorno. L’obiettivo è evitare di scendere sotto la fatica soglia dei 30 cm, oltre la quale cominciano i problemi seri per la navigazione come pure per l’approvvigionamento idrico.

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