Cooperativa La Cascina: «Non siamo quelli di Mafia Capitale»
Un caso più unico che raro quello della Cooperativa sociale «La Cascina» di Desenzano, realtà di matrice esclusivamente gardesana, che è rimasta coinvolta, suo malgrado, addirittura nelle voci riguardanti la clamorosa indagine su Mafia Capitale.
Indagine che negli ultimi sei mesi - a dicembre prima e quindi pochi giorni fa -, ha portato in carcere moltissime persone in seguito all’accertamento di numerosi reati. Ma soprattutto - ed è proprio qui che cominciano le ripercussioni benacensi di questa vicenda di malaffare - la vicenda romana ha visto fra i suoi protagonisti proprio l’omonima cooperativa «La Cascina», con sede a Roma in zona Tor Vergata, un colosso che può vantare ben 7mila dipendenti.
«L’allarme è scattato in seguito ad un susseguirsi di voci - spiega lo storico presidente del sodalizio desenzanese, Giuseppe Tosi -. Prima sono arrivate quelle di quanti ci dicevano che avevano sentito parlare al Tg della nostra cooperativa, anche se invece si riferivano a quella romana. Poi è accaduto che un cliente ci ha contattati telefonicamente avvertendoci che aveva interpellato la Procura di Roma a proposito della cooperativa e che gli sarebbe stato suggerito, per non correre rischi, di sospendere il pagamento della nostra fattura. Noi, dal canto nostro, abbiamo risposto fornendo i dati dell’iscrizione alla Camera di commercio così da fare le dovute verifiche».
«Questa circostanza, ovviamente, ha suscitato una certa preoccupazione. Tanto più - continua il presidente Tosi - che la Confcommercio, alla quale aderiamo, fra le altre cose ci ha anche suggerito di valutare l’opportunità di cambiare nome. Sul tappeto c’è l’ipotesi di allungarlo a "La Cascina del Garda", ma stiamo anche pensando a modificare il nostro "logo" una casetta con comignolo assai simile a quello della cooperativa di Roma. Questa dannata omonimia comincia a preoccuparci».
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