Chiede l'amicizia su Facebook, trova il trisnonno

Ancora una volta è un mezzo tecnologico e moderno come Facebook che avvicina il passato al presente, che traghetta via etere una storia accaduta quasi cento anni fa nel lontano Uruguay, ma cominciata a Virle, frazione di Rezzato. Tutto è iniziato, come solitamente si usa fare sul network, con una richiesta di amicizia. È' stato Tarcisio Piccinelli fotografo in pensione di Virle, a ricevere la richiesta da parte di un certo Marcelo Molares Massardi di origini uruguayane.
In un primo momento Tarcisio si è domandato chi fosse, forse qualcuno conosciuto nei suoi innumerevoli viaggi (sua grande passione insieme alla fotografia) ma nulla lo rimandava a Marcelo, cosa che non gli ha impedito di concedere l'amicizia chiesta. Certamente non si è pentito della scelta fatta, perché ciò che è venuto a sapere nelle ore successive ha dell'inverosimile.
Marcelo gli ha infatti spiegato che lui e la sua mamma Anadela stavano cercando un contatto con i luoghi dove era vissuto il bisnonno, il cavaliere Luigi Massardi, nato nel 1859 a Virle dove si era fermato fino al 1918 per poi emigrare oltreoceano nel lontano Uruguay. Il sogno di Anadela era quindi conoscere i luoghi delle proprie origini, sogno ovviamente condiviso da Marcelo. Entrando nel sito del Comune di Rezzato hanno pensato che Tarcisio potesse essere la persona giusta: in quanto virlese doc poteva essere un aiuto fondamentale.
Dopo, come un fiume in piena, Marcelo racconta a Tarcisio la storia straordinaria di quel bisnonno nato a Virle e morto a Montevideo nel 1932. Il bisnonno Luigi, prosegue ancora Marcelo, era Cavaliere del Lavoro ed aveva in quel di Virle (patria delle cave) un laboratorio di marmo, dove da grande esperto quale era faceva buoni affari. La sua fama varca l'oceano dove viene chiamato verso la fine dell'800, il suo destino incrocia per la prima volta l'Uruguay. Infatti va a Montevideo per una Consulenza sul marmo da usare per la costruzione del palazzo della legislatura. Qui svolge il suo lavoro poi torna in Italia, gli affari vanno ancora meglio, tanto che il Cav. Luigi fa costruire una grande villa - che seppur appannata dagli anni e disabitata - fa ancora sfoggio di sé a Rezzato in quell'incrocio di strade che si chiama Treponti.
In quegli anni di inizio '900 ottiene una grande commessa di marmo dal governo uruguayano, che richiede un grande investimento economico. Lui sa di potercela fare e dopo mesi di lavoro, imbarca il suo marmo su una nave diretta in Sudamerica. Ma qui la sorte gli gira le spalle, la nave sulla quale viaggia il prezioso carico di pietra affonda in mezzo all'oceano. E' il tracollo finanziario. Con quella nave si inabissa definitivamente l'attività di Luigi Massardi, che non si riprenderà più.
Siamo alle soglie della Prima guerra mondiale, i tempi sono duri e il Cavaliere del lavoro pensa che in Uruguay molte persone lo stimino, ha intrecciato conoscenze che potrebbero far partire una nuova attività. Vende la grande villa Massardi e nel 1918 con tutta la famiglia, moglie e due figli, un maschio (il papà di Adelina), e una femmina parte per l'Uruguay. Da quel lontano giorno le tracce sono flebili, di sicuro si sa che la fortuna sperata non è arrivata, che dall'Uruguay e andato in Argentina e ancora in Uruguay, dove è morto nel 1932. Le sue ceneri come quelle della moglie - per sua volontà - sono state mandate in Italia a Virle e deposte nella cappella monumentale che Massardi aveva costruito per sé e la famiglia.
Ma il desiderio dell'Italia, di tornare nella sua terra, deve essere stato forte a tal punto, da contagiare - attraverso i racconti tramandati da padre in figlio - l'unica nipote rimasta, che ne ha fatto lo scopo della propria vita. Anadela che ha settantanni ma deve lavorare ancora per mantenersi, ha investito gran parte dei suoi risparmi per tornare un unico giorno a Virle, e coronare il sogno di una vita. Tarcisio (ormai grande amico) li ha accompagnati a visitare la tomba del nonno, poi in quella grande villa che un tempo aveva visto la prosperità e la felicità della loro famiglia.
Ora a Virle non è rimasto più nessun parente riconducibile al loro ceppo. Con l'aiuto di Piccinelli sono state fatte ulteriori ricerche ma senza risultato. Anadela è tornata in Uruguay e Marcelo a Barcellona dove vive da alcuni anni, ma il loro cuore è rimasto a Virle «scolpito» in quella pietra che ha accompagnato tre generazioni. Rimane solo un piccolo mistero, alcuni fiori recisi freschi deposti nella cappella di famiglia, che lasciano uno spiraglio su sviluppi futuri.
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