Centrale idroelettrica sul Chiese: dalle polemiche al cantiere
Nonostante le dimensioni del cantiere, non sarà un condominio di dodici piani. Secondo Edoardo Citter, rappresentante legale di Sc&C, la società che sta costruendo la tanto discussa centrale idroelettrica sul Chiese, «non sarà un disastro, anzi. Sarà meglio di ciò che si aspettano i bedizzolesi». A cominciare dalle dimensioni, sino ai benefici che se ne potranno ricavare.
Facciamo un passo indietro. La Sc&C presenta domanda di concessione idrica nel 2009: la ottiene nel 2013, dopo una serie di passaggi burocratici. Il progetto originario, approvato anche dal Comune nel 2011, quando ancora aveva voce in capitolo, e pressoché identico a quello presentato da altre due società per la stessa area, prevedeva la centralina sulla sponda destra e l’eliminazione delle ormai celeberrime chiuse, poi giudicate nel 2014 dalla Soprintendenza come manufatti di archeologia industriale da preservare.
Nel 2013 le prime obiezioni: la centrale è troppo grande, prende troppa acqua. Allora la società cambia le carte in tavola: dimezza le dimensioni dell’impianto, riduce la portata massima. Non basta. Nel 2014, come accennato, l’Amministrazione si fa portavoce della questione «chiuse» in Provincia, che a quel punto è l’unico ente deputato a esprimersi, e il progetto viene rivisto ancora: dalla sponda destra si passa alla sinistra, così i manufatti sono tutelati e la pista ciclopedonale, altro punto caldo, resta inalterata. Nel 2015 la Provincia dà il via libera.
La polemica non si placa, anzi si inasprisce dopo l’apertura del cantiere: secondo molti, la centralina non si deve proprio fare, porterà solo danni e produrrà pochissima energia.
Non così per Citter: «La centrale produrrà 850 mila KwH, non è poco. A differenza di quel che si sente, poi, il Chiese continuerà a scorrere: non sono previste "secche". Molti si aspettano una costruzione enorme, ma non saranno che due stanze rivestite in legno. Il cantiere è grande, ma una volta chiuso, quest’estate, la struttura sarà modesta: cinque per otto metri di lunghezza, alta tre. L’esterno sarà mitigato con scogliere rocciose e piante rampicanti. Tutto intorno, grazie alla convenzione col Comune, realizzeremo un parco che scende al fiume. I lavori - prosegue - han permesso di ripulire l’argine: sono stati tagliati alberi per lo più infestanti o pericolanti e ne saranno piantati altri, specie autoctone e di congrue dimensioni, secondo i dettami della Provincia. Poi asfalteremo le strade attorno ed entrerà anche qualcosa nelle casse comunali. Senza contare l’intervento di riqualificazione delle storiche chiuse».
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