Garda

Castello, il parco riprende vita grazie a piccole «architetture»

Presentato lo studio per rinnovare l’area verde redatto da Gabriele Bonzi e Davide Sigurtà
Un «nuovo» avvenire. Uno scorcio del castello di Soiano
Un «nuovo» avvenire. Uno scorcio del castello di Soiano
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Il parco del castello di Soiano come punto di osservazione, e di partenza, per tutto il Garda, per «leggere» il paesaggio, creare «movimento» e dare così valore al luogo. È una vera sfida quella lanciata in Casa Cultura da Gabriele Bonzi, giovanissimo ingegnere neolaureato della Statale che ha centrato la tesi redatta con la professoressa Olivia Longo proprio sui castelli della Valtenesi e, in particolare, su quello di Soiano.

«Un lavoro - spiega il suo correlatore, l’architetto Davide Sigurtà - che riassume un percorso di almeno quattro anni portato avanti dall’Università degli Studi di Brescia nel corso di Composizione architettonica I per la valorizzazione e il riuso del paesaggio mediante micro-architetture: un nuovo approccio progettuale in cui conoscenza, rispetto e multidisciplinarietà dell’intervento si coniugano con la necessaria salvaguardia sostenibile dei nostri luoghi». Così, il lavoro di Gabriele diventa sintesi di quanto già proposto per altri luoghi da altri suoi colleghi: le micro-architetture sono state applicate per esempio per la Tagliata del Ponale, per il passo del Termine, per il monte Carone. E, oggi, per il castello di Soiano.

Lo studio. Quello condotto da Gabriele è stato uno studio molto approfondito del paesaggio: al bando «panchinette» e cartellonistica pressoché inutile, ha studiato un percorso nel parco del castello di Soiano, interamente fruibile anche in carrozzina, per ammirare il paesaggio e i «fulcri visibili» che lo contraddistinguono distogliendo l’attenzione dalle «ostruzioni». Camminamenti, panchine, sì, ma componibili e modulabili in relazione al paesaggio e al luogo, totem con apposite «finestrelle» per ammirare solo ciò che c’è da vedere, o che puntano l’attenzione su un aspetto particolare, che altrimenti andrebbe perso, pure un piccolo edificio in legno lamellare e vetro, per una visione privilegiata che da un lato punta alla Rocca di Manerba e dall’altro al castello di Soiano. Insomma, tutto fuorché un parco fine a se stesso: «Un luogo di partenza e riempito di valore, dal quale poter scoprire il resto del territorio».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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