Alpinista morto, le parole della moglie

Sono giorni di attesa e di burocrazia per la famiglia di Simone La Terra, l’alpinista di Pozzolengo morto domenica sull’Himalaya.

Paola Scamperle, la giovane moglie, è alle prese con la documentazione da predisporre per il rientro in Italia della salma: «Stiamo coordinando il rientro con il Consolato - dice la donna a pochi giorni dalla terribile notizia che l’ha raggiunta -. Non è facile, ma stiamo ricevendo moltissimo aiuto».

Simone era un alpinista esperto e avrebbe compiuto 37 anni il prossimo 7 maggio: stava affrontando la salita al Dhaulagiri, nella catena montuosa dell’Himalaya. Sarebbe stato il suo sesto «Ottomila». Era originario di Castiglione delle Stiviere.

Lì ancora abitano i genitori, Maria e Lorenzo, mentre Simone viveva con la moglie a Pozzolengo da ormai quattro anni. Attorno alla famiglia La Terra in queste ore si sta stringendo l’abbraccio della comunità gardesana e dell’alto Mantovano. Poche parole, quelle proferite dalla vedova, la quale tiene a che «sia detta la verità: era il punto fermo mio e di Simone».

Verità su quanto accaduto domenica in alta quota, di cui per primo l’Himalayan Times aveva dato notizia, e per cui la moglie è in attesa di trovar riscontro dalla testimonianza di persone che erano con lui. Le prime ricostruzioni raccontano di una sciagura provocata dal vento forte, che avrebbe sradicato la tenda in cui Simone si trovava a 6.900 metri di quota per poi trascinarla 800 metri più a valle, non lasciandogli scampo.

Il collega che si trovava con lui, l’alpinista polacco Waldemar Dominic, domenica avrebbe visto la tenda sollevarsi e subito dato l’allarme, ma solo lunedì mattina a causa del meteo avverso gli elicotteri avrebbero potuto sorvolare la zona e quindi recuperare il corpo dell’alpinista. Da quel momento, Simone riposa al Tribhuvan University Teaching Hospital di Kathmandu in attesa di tornare dai propri cari in Italia.