Una troll farm scuote la Svezia: il podcast «La Tribuna»
In vista delle elezioni europee ecco il nuovo appuntamento quotidiano con «La Tribuna», la rubrica di approfondimento con uno sguardo a ciò che accade fuori dall’Italia nella corsa all’Europarlamento. Grazie a una sperimentazione della redazione del Giornale di Brescia con l’intelligenza artificiale, la rubrica è disponibile ogni giorno anche in formato audio: tutte le puntate del podcast sono disponibili su Spreaker, Spotify e le principali piattaforme di ascolto.
La Svezia che da poco è entrata nella Nato e che, come ha dichiarato il suo premier Ulf Kristersson una settimana fa, si è detta pronta ad ospitare armi nucleari (ma solo in caso di guerra), è scossa da uno scandalo che coinvolge il partito di estrema destra dei Democratici Svedesi.
A inizio maggio il programma di Tv4 «Kalla Fakta», che starebbe per «Verità nuda e cruda», ha rivelato che nel 2018 prima delle elezioni politiche i Democratici svedesi avevano messo in piedi una troll farm che, non solo aveva creato centinaia di finti account per diffondere video durante la campagna elettorale, ma che attaccava tutti gli avversari oltre che diffondere messaggi di odio e veicolare fake news. Il partito guidato da Jimmie Akesson non è ufficialmente al governo, ma dà un sostegno esterno all’esecutivo di centrodestra in cambio sostanzialmente di politiche migratorie più restrittive.
Nel 2018 Sverigedemokraterna ottenne il 17,5% con una crescita di quasi 5 punti percentuali e dopo una lieve flessione alle Europee del 2019 con il 16%, nel 2022 è stato il secondo partito più votato con il 20,5% risultato che l’ha reso il vero king maker del governo Kristersson pur con un appoggio esterno. Ora, a due settimane dal voto europeo, gli alleati di Meloni in Europa sono accreditati del 21 per cento e potrebbero portare a Strasburgo cinque dei 21 eurodeputati che spettano alla Svezia.
I socialdemocratici, che secondo gli ultimi sondaggi vinceranno le elezioni europee a Stoccolma con il 33% (e 8 eletti all’Europarlamento), hanno accusato il partito di estrema destra di utilizzare metodi sui social che ricordano quelli dei russi; la qual cosa si inserisce in un dibattito più ampio sui legami e sulle posizioni filorusse della destra radicale svedese. A lungo i Democratici sono stati considerati inaffidabili rispetto alle loro posizioni troppo favorevoli a Putin, anche dopo l’invasione dell’Ucraina e nonostante le condanne contro le azioni di Mosca.
A fronte delle critiche sulla troll farm, Jimmie Akesson ha sostenuto che sia normale che un partito faccia propaganda a favore delle proprie idee e contro gli avversari prima delle elezioni; mentre un altro esponente dei Democratici svedesi ha parlato di dieci ragazzi del movimento giovanile che si sono occupati dei social. Ad ogni modo per ora il premier moderato Kristersson si è detto non disposto a rompere la collaborazione politica con i Democratici svedesi. Anche perché significherebbe la fine del suo esecutivo.
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