Un nuovo scandalo per la politica maltese: il podcast «La Tribuna»

Da quando nell’ottobre 2017 la giornalista Daphne Caruana Galizia è stata uccisa in un attentato la politica maltese è finita sotto i riflettori
L'ex premier maltese Joseph Muscat
L'ex premier maltese Joseph Muscat
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In vista delle elezioni europee riparte oggi l’appuntamento quotidiano con «La Tribuna», la rubrica di approfondimento con uno sguardo a ciò che accade fuori dall’Italia nella corsa all’Europarlamento. Grazie a una sperimentazione della redazione del Giornale di Brescia con l’intelligenza artificiale, la rubrica è disponibile ogni giorno anche in formato audio: tutte le puntate del podcast sono disponibili su Spreaker, Spotify e le principali piattaforme di ascolto.

Da quando nell’ottobre 2017 la giornalista Daphne Caruana Galizia è stata uccisa in un attentato la politica maltese è finita sotto i riflettori. Per quell’omicidio, come ha sostenuto un’indagine indipendente nel 2019, non è dimostrato un coinvolgimento diretto del governo maltese, ma sull’isola vige un clima di impunità per la classe politica che ha creato le condizioni per l’assassinio e ha permesso l’affermarsi di un sistema corruttivo che ha toccato l’intero sistema politico.

I tre ospedali pubblici

La nuova inchiesta è legata alla decisione del 2015 da parte dell’allora governo maltese di cedere il controllo di tre ospedali pubblici ad una società privata maltese in cui sono coinvolti l’ex primo ministro laburista Joseph Muscat, l’attuale vicepremier Chris Fearne, al tempo dei fatti ministro della Sanità, e oggi potenziale candidato di La Valletta come componente della prossima Commissione europea, oltre che l’ex ministro delle finanze Edward Scicluna, che ora è governatore della banca centrale maltese. L’accordo per i tre ospedali si aggirava attorno ai 4 miliardi di euro e secondo le indagini di questi anni risulterebbe che dei fondi sarebbero stati spostati attraverso una società svizzera a favore di Muscat e degli altri indagati.

Caruana Galizia aveva scritto di questo caso, così come nei Panama papers aveva scovato una società offshore che faceva riferimento alla moglie di Muscat e una che era riconducibile a Konrad Mizzi (anche lui ministro in quell’esecutivo laburista e oggi indagato per tangenti nel caso degli ospedali). Non è un caso dunque che oggi la fondazione intitolata alla giornalista, fatta esplodere nella sua auto imbottita di tritolo, esulti per la nuova inchiesta a conferma di quanto era già stato scritto a suo tempo.

Robert Abela

È invece entrato a gamba tesa sull’operato della magistratura l’attuale premier, anch’egli laburista, Robert Abela che ha sostenuto come l’indagine sia una montatura per penalizzare il suo partito in vista delle elezioni europee. Ha anche accusato un fantomatico establishment di voler rubare la sovranità dell’attuale maggioranza che sostiene l’esecutivo a Malta.

Dal 2013 ad oggi il partito laburista è stato al governo: prima con Muscat fino al 2020, dalle sue dimissioni in seguito ad un nuovo scandalo alla guida del Paese c’è proprio Abela. Alle prossime elezioni continentali la piccola isola-Stato del Mediterraneo eleggerà sei eurodeputati: il numero minimo garantito ad un Stato membro dell’Ue (come Cipro e Lussemburgo). Secondo gli ultimi sondaggi il Partito laburista è in testa alle preferenze di voto e supererebbe il 50% dei consensi (con tre eletti) mentre il Partito nazionalista (affiliato al Ppe) si attesterebbe attorno al 44% che varrebbe la conquista di tre eurodeputato. Capolista dei popolari maltesi è l’attuale presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, la cui carriera politica europea ha avuto un’impennata nel momento in cui è stata scelta per sostituire alla guida dell’Europarlamento l’italiano David Sassoli prematuramente scomparso l’11 gennaio 2022.

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