Ucraina e ombre russe sul voto in Danimarca: il podcast «La Tribuna»

La premierFrederiksen fa notizia per la sua linea dura sulla guerra e sul sostegno a Kiev: è stata tra i primi i leader europei a dirsi disponibile a fornire agli ucraini aerei F-16 dicendosi anche favorevole all’uso di armi occidentali per colpire obiettivi russi
La premier danese Mette Frederiksen - © www.giornaledibrescia.it
La premier danese Mette Frederiksen - © www.giornaledibrescia.it
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In vista delle elezioni europee ecco il nuovo appuntamento quotidiano con «La Tribuna», la rubrica di approfondimento con uno sguardo a ciò che accade fuori dall’Italia nella corsa all’Europarlamento. Grazie a una sperimentazione della redazione del Giornale di Brescia con l’intelligenza artificiale, la rubrica è disponibile ogni giorno anche in formato audio: tutte le puntate del podcast sono disponibili su Spreaker, Spotify e le principali piattaforme di ascolto.

La Danimarca ha fatto parlare poco di sé nel corso di questa campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento europeo. Va anche detto che le due donne forti della politica danese hanno perso un po’ di smalto negli ultimi tempi: la premier socialdemocratica Mette Frederiksen è stata definitivamente superata dall’olandese Mark Rutte per la successione a Jens Stoltenberg alla guida della Nato.

Per quanto riguarda, invece, Margrethe Vestager, attuale commissaria europea per la concorrenza, sembra essere molto sotto traccia dopo che è stata indicata a lungo per tutti i top job europei. La Frederiksen fa notizia per la sua linea dura sulla guerra in Ucraina e sul sostegno a Kiev: è stata tra i primi i leader europei a dirsi disponibile a fornire agli ucraini aerei F-16 e in questi giorni è immediatamente intervenuta nel dibattito, interno all’Alleanza atlantica, dicendosi favorevole all’uso di armi occidentali oltre i confini ucraini per colpire obiettivi russi. In questa cornice assumono, quindi, particolare rilievo le posizioni dei partiti danesi rispetto alla guerra e alla Ostpolitik.

È di queste ore la notizia che Alexandra Sasha, candidata della Venstre, ha annunciato il ritiro dalla campagna elettorale dopo le speculazioni sui suoi legami con la Russia. A creare dubbi anche sul suo posizionamento rispetto al conflitto, oltre l’aver fatto parte dell’Alleanza europea della gioventù di lingua russa e aver partecipato per due anni al Forum russo europeo, è stata la risposta sulla postura danese rispetto al conflitto: secondo lei avrebbe dovuto essere neutro. La 28enne imprenditrice danese è finita al centro di una feroce polemica politica e in un lungo post su Facebook ha scritto di essere provata mentalmente e fisicamente, si è ritirata dalla campagna elettorale ed appare ora irraggiungibile. In un recente sondaggio anche i candidati europei del Dansk Folkeparti, i Popolari danesi che sono nel gruppo di Identità e democrazia, si sono divisi sulla questione ucraina: in sette si sono detti d’accordo sull’appoggio europeo a Kiev finché dura la guerra, in sei si sono dichiarati in disaccordo e tre si sono definiti neutrali. Per quanto riguarda invece l’altro partito di estrema destra, i DanmarksDemokraterne, che si sono recentemente associati all’Ecr e che sono accreditati del 10% alle prossime consultazioni europee, la posizione è decisamente atlantista, in linea, come ha dichiarato uno dei loro leader Kristoffer Storm, con la presidente europea di Ecr, vale a dire la stessa premier italiana Giorgia Meloni.

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