Sovranisti e populisti tra annunci e realtà: il podcast «La Tribuna»
In vista delle elezioni europee ecco il nuovo appuntamento quotidiano con «La Tribuna», la rubrica di approfondimento con uno sguardo a ciò che accade fuori dall’Italia nella corsa all’Europarlamento. Grazie a una sperimentazione della redazione del Giornale di Brescia con l’intelligenza artificiale, la rubrica è disponibile ogni giorno anche in formato audio: tutte le puntate del podcast sono disponibili su Spreaker, Spotify e le principali piattaforme di ascolto.
La destra europea a poco più di due settimane dal voto continentale lascia intendere di voler costituire un super gruppo al Parlamento europeo. Ma soprattutto, almeno attraverso le dichiarazioni di alcuni suoi leader, prende le distanze dai tedeschi di Alternative fuer Deutschland. Il partito di estrema destra, nato nel 2013 da un circolo di economisti contrari all’euro e alle politiche comuni dell’Unione, negli anni è cresciuto raccogliendo esponenti dal movimento Pegida (acronomimo di Europei patrioti contro l’islamizzazione dell’Occidente) e di ex membri dei Republikaner. Il consenso elettorale è stato inizialmente concentrato nell’ex Germania dell’est, ma ora il 16 per cento di cui sarebbe accreditato AfD alle Europee testimonia una presa in tutto il territorio tedesco.
Il partito ha da sempre avuto problemi con il reducismo e indicibili nostalgie naziste: le dichiarazioni del capolista Krah sul fatto che «le SS non fossero tutte criminali» non sono state isolate. Fanno semmai notizia perché arrivano nel momento in cui la destra europea è in ascesa nei sondaggi e spera in un’improbabile nuova maggioranza al Parlamento europeo. Non solo AfD da tempo è ai ferri corti con Marine Le Pen, la vera leader della destra europea sovranista. La Le Pen è abituata ad avere a che fare con posizioni estremiste e filonaziste: il padre Jean-Marie, fondatore nel 1971 del Front National, viene spesso ricordato per un paio di dichiarazioni della stessa risma di Krah. Dal 1987 ad oggi ha più volte dichiarato che l’Olocausto e le camere a gas per lo sterminio degli ebrei sono stati solo un dettaglio della seconda guerra mondiale. Ma la dichiarazione che ha portato alla sua espulsione, decisa da parte della figlia Marine, è stata quella secondo cui la Francia avrebbe dovuto allearsi con la Russia di Putin per difendere il mondo dei bianchi.
Le Pen annuncia che con AfD non è possibile una convivenza politica nel gruppo europeo di Identità e Democrazia. Oggi come nel 2015, quando cacciò il padre dal partito all’interno di un più ampio processo di defascistizzazione del Front National (che successivamente ha cambiato nome in un più rassicurante Rassemblement National), l’obiettivo è rendere la propria immagine più presentabile. Non è un segreto per nessuno che Le Pen, pur dopo tre sconfitte alle presidenziali francesi, voglia provarci una quarta volta nel 2027.
Ed in effetti la campagna elettorale per le Europee in Francia è tutta concentrata sull’operato di Macron, che tra l’altro, non riesce proprio a risalire nei sondaggi, con il suo partito ben al di sotto al 17% e il Rassemblement National al 31%. Tornando al sogno di un gruppone europeo delle destre, anche se AfD fosse esclusa (ed è ancora da vedere ora che Krah è stato sospeso), va detto che le distanze sono notevoli tra le forze politiche che si dividono tra Identità e Democrazia e i conservatori sovranisti dell’Ecr guidato dalla Meloni. Dirimenti sono le posizioni rispetto alla Russia: Le Pen ha ricevuto un prestito da una banca russa per una campagna presidenziale, ma anche gli austriaci dell’Fpoe e i leghisti hanno legami coni russi. Basta questo perché l’idea del maxi gruppo nazionalsovranista sfumi.
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