Sanchez consolida il suo esecutivo: il podcast «La Tribuna»

Il premier spagnolo ha una capacità di governare e di navigare nelle avversità politiche non comune
Il premier spagnolo Pedro Sanchez
Il premier spagnolo Pedro Sanchez
AA

In vista delle elezioni europee ecco il nuovo appuntamento quotidiano con «La Tribuna», la rubrica di approfondimento con uno sguardo a ciò che accade fuori dall’Italia nella corsa all’Europarlamento. Grazie a una sperimentazione della redazione del Giornale di Brescia con l’intelligenza artificiale, la rubrica è disponibile ogni giorno anche in formato audio: tutte le puntate del podcast sono disponibili su Spreaker, Spotify e le principali piattaforme di ascolto.

Il premier spagnolo Pedro Sanchez è, in questo momento, il leader più vincente della famiglia socialdemocratica europea. La motivazione è presto detta: ha una capacità di governare e di navigare nelle avversità politiche non comune.

Ultimo capitolo della parabola politica è stato quello delle elezioni regionali in Catalogna in cui il Psc, il partito socialista catalano è risultato il più votato con il 28% e 42 seggi sui 135 del Parlamento della Generalitat catalana. Le elezioni locali si intrecciano con i destini del governo nazionale spagnolo emerso dopo le elezioni perse dai socialisti lo scorso 23 luglio, ma che vista l’impossibilità del Partito popolare di costruire un esecutivo ha confermato alla Moncloa proprio Sanchez che per ottenere una maggioranza ha ingaggiato delle estenuanti trattative con gli autonomisti catalani di Junts il cui leader Carles Puigdemont è ancora in esilio. Al centro dell’accordo c’è proprio l’amnistia e una nuova stagione di rapporti tra Madrid e Barcellona. Proprio il partito autonomista è arrivato secondo alle consultazioni di domenica fermandosi al 21% e ottenendo 35 eletti. Ma questo risultato, nonostante le dichiarazioni di Puigdemont, non permette di formare un governo catalano composto solo dalle forze indipendentiste. Piuttosto lo scenario plausibile sarebbe quello di una coalizione di centrosinistra con Erc (Esquierra repubblicana catalana) e Sumar (il partito che ha sinistra ha raccolto i cocci dell’esperienza di Sumar). Si tratta di forze che dialogano alle Cortes con Erc che dà un sostegno esterno al governo.

Le ultime tensioni

Sanchez e il Psoe sono arrivati al voto catalano al termine di un periodo molto agitato: innanzitutto le accuse di traffico di influenze contro la moglie del leader socialista, sollevate dal presunto sindacato Manos Limpias (mani pulite) vicino al partito neofranchista di Vox. Accuse rivelatesi infondate ma che per tre giorni hanno tenuto la Spagna con il fiato sospeso visto che Sanchez aveva ipotizzato di dimettersi. Immediatamente dopo, si è scatenata una polemica con il presidente argentino Milei scatenata da alcune dichiarazioni del ministro del lavoro che ha sostenuto come in campagna elettorale l’argentino avrebbe fatto uso di sostanze stupefacenti. Crisi rientrata, ma ora Milei è in arrivo in Spagna per sostenere Vox. Il voto catalano, in sostanza, consolida Sanchez anche se alle prossime Europee il Partito popolare è dato ben oltre il 35% e sarà il più votato.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Condividi l'articolo

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato

Icona Newsletter

@Buongiorno Brescia

La newsletter del mattino, per iniziare la giornata sapendo che aria tira in città, provincia e non solo.