Nei Paesi Bassi iniziano le elezioni europee: il podcast «La Tribuna»
In vista delle elezioni europee ecco il nuovo appuntamento quotidiano con «La Tribuna», la rubrica di approfondimento con uno sguardo a ciò che accade fuori dall’Italia nella corsa all’Europarlamento. Grazie a una sperimentazione della redazione del Giornale di Brescia con l’intelligenza artificiale, la rubrica è disponibile ogni giorno anche in formato audio: tutte le puntate del podcast sono disponibili su Spreaker, Spotify e le principali piattaforme di ascolto.
Gli olandesi sono i primi elettori europei a votare oggi per il nuovo Parlamento continentale. E da stasera nei Paesi Bassi saranno resi noti i primi exit poll; sarà interessante verificare se il Pvv di Geert Wilders verrà confermato primo partito a 8 mesi dalle elezioni politiche, ma soprattutto dopo un estenuante periodo di trattative per la formazione del nuovo governo di centrodestra, che sarà guidato da Dick Schoof, ex capo dei servizi interni di intelligence.
Domani si voterà in Irlanda e apriranno i seggi in Repubblica Ceca (unico stato con l’Italia in cui il voto sarà su due giorni); sabato tocca a Lettonia, Malta e Slovacchia (e dal pomeriggio all’Italia). Tutti gli altri Stati membri voteranno domenica 9 giugno e solo alla chiusura dei seggi inizierà in contemporanea lo spoglio in tutta l’Unione europea.
In palio ci sono 720 seggi all’Europarlamento, ma dal punto di vista politica la partita si annuncia più che mai incerta visto che dati per assodati i primi due partiti, Partito popolare europeo e Socialisti e democratici, grande incertezza regna attorno al risultato dei liberaldemocratici (terza forza uscente) e dei sovranisti e nazionalisti dell’Ecr; mentre l’estrema destra di Identità e democrazia dovrebbe numericamente risentire dell’espulsione di Alternative für Deutschland.
Ma il vero ago della bilancia del prossimo Parlamento europeo potrebbero essere gli oltre 100 seggi che dovrebbero essere conquistati da partiti attualmente non iscritti a nessuna famiglia politica europea. In questo caso il campo è tanto vasto quanto eterogeneo: si va dal Movimento 5 Stelle ai monarchici polacchi, dagli slovacchi di Smer del premier Fico espulsi dai socialisti per le posizioni filo russe agli ungheresi di Fidesz, il partito di Orban che avrebbe già un mezzo impegno con Meloni per approdare tra i Conservatori e Riformisti.
In ogni caso ci sono i numeri per formare almeno due nuovi gruppi, uno di estrema destra e uno di estrema sinistra. È molto difficile che nasca invece un supergruppo sovranista e resta come opzione più realistica una replica dell’attuale alleanza Popolari, socialisti e liberali al centro del Parlamento europeo. Per quanto riguarda la presidenza della Commissione europea, la conferma di von der Leyen sarà decisa il 27-28 giugno durante il Consiglio europeo. Con l’apertura delle urne in Olanda si ferma, per rispetto del silenzio elettorale, anche questa rubrica, che ha toccato i 26 Stati membri (ma non l’Italia).
È stato un viaggio a perdifiato alla scoperta della politica europea.
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