L’Estonia sull’orlo di una crisi di nervi: il podcast «La Tribuna»
In vista delle elezioni europee ecco il nuovo appuntamento quotidiano con «La Tribuna», la rubrica di approfondimento con uno sguardo a ciò che accade fuori dall’Italia nella corsa all’Europarlamento. Grazie a una sperimentazione della redazione del Giornale di Brescia con l’intelligenza artificiale, la rubrica è disponibile ogni giorno anche in formato audio: tutte le puntate del podcast sono disponibili su Spreaker, Spotify e le principali piattaforme di ascolto.
Nell’arco delle ultime ventiquattro ore dall’Estonia, sull’onda dell’emotività legata alla nuova offensiva russa nella regione ucraina di Kharkiv, sono arrivate dichiarazioni opposte. Lunedì il consigliere per la sicurezza nazionale ha affermato che il governo di Tallinn starebbe discutendo seriamente di inviare militari in Ucraina occidentale, in sostanza nelle retrovie, ma all’interno di una missione Nato «per dimostrare forza e determinazione» ai russi. Ieri il dietrofront affidato al ministro della Difesa: «L’Estonia non intende assolutamente assumere alcuna iniziativa per inviare militari in Ucraina».
Si tratta di una situazione che testimonia un crescente nervosismo, in Estonia, ma allargato ai tre Stati baltici. Non solo, la situazione di conflitto porta con sé anche il rischio concreto di riduzione delle libertà fondamentali che sono comunque garantite nello spazio politico europeo. Da qualche mese nel governo estone si sta discutendo dell’eventualità di emendare la costituzione per togliere temporaneamente (fino alle fine delle ostilità in Ucraina), il diritto di voto in vista delle Amministrative di ottobre, ai 69mila residenti in Estonia che hanno un passaporto russo o bielorusso. Un dibattito che ha ovviamente indispettito anche Mosca che nei mesi scorsi aveva inserito la premier estone Kaja Kallas in una lista di ricercati per «profanazione della memoria storica», in particolare per la distruzione di monumenti dei soldati sovietici. Non è un mistero che la Kallas sia stata, negli ultimi due anni, una delle più feroci sostenitrici di Kiev nel conflitto contro la Russia.
Per lei, dopo le prossime elezioni europee, potrebbe profilarsi un incarico di alto livello ai vertici dell’Unione. Potrebbe essere nominata o presidente permanente del Consiglio europeo o Commissaria della Difesa europea, il nuovo ruolo proposto nel programma elettorale del Ppe e di Ursula von der Leyen. Kallas è rappresentante del partito Riformatore estone che appartiene alla famiglia liberaldemocratica, quella macronista, ed in questo momento gode di un altissimo gradimento a Bruxelles e in tutte le cancellerie europee. La sua nomina potrebbe prescindere anche dal risultato delle urne in cui il primo partito sarà Isamaa, accreditato del 26,8% contro il 19% dei riformatori.
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