Le uniche certezze sono il sistema proporzionale e il voto unico: il podcast «La Tribuna»
In vista delle elezioni europee riparte oggi l’appuntamento quotidiano con «La Tribuna», la rubrica di approfondimento con uno sguardo a ciò che accade fuori dall’Italia nella corsa all’Europarlamento. Grazie a una sperimentazione della redazione del Giornale di Brescia con l’intelligenza artificiale, la rubrica è disponibile ogni giorno anche in formato audio: tutte le puntate del podcast sono disponibili su Spreaker, Spotify e le principali piattaforme di ascolto.
La marcia di avvicinamento alle prossime elezioni europee è iniziata nei 27 Stati membri. Detta così si immagina una poderosa macchina organizzativa, in realtà come spesso capita per le questioni politiche interne all’Unione si viaggia con ventisette sistemi elettorali differenti. Ci sono solo quattro regole comuni che devono valere in tutti gli stati membri: le elezioni si svolgono durante un periodo di quattro giorni, da giovedì a domenica. L’Italia è uno dei due Paesi in cui si vota in due giorni ovvero sabato 8 e domenica 9 giugno (l’altro è la Repubblica ceca dove le urne saranno aperte il 7 e l’8 giugno). Il sistema elettorale deve per forza essere a turno unico e proporzionale, ovvero il numero di deputati eletti da un partito politico è proporzionale al numero di voti che riceve. Terzo: i cittadini dell’UE residenti in un altro paese dell’UE possono votare e candidarsi alle elezioni; ad esempio nel 1999 la bresciana Monica Frassoni venne eletta al Parlamento europeo candidandosi con i Verdi in Belgio. Infine ultima regola comune non banale e non scontata: ogni cittadino può votare una sola volta.
In queste ore stanno prendendo forma le liste delle candidature per i partiti italiani, ma anche in questo caso c’è chi già da tempo ha formalizzato tutto e altri ancora in fase di definizione. I tedeschi ad esempio, che eleggeranno ben 96 eurodeputati, hanno presentato le candidature il 18 marzo che sono state formalizzate il 22 aprile dal Comitato elettorale federale. I partiti tedeschi possono presentare un’unica lista per tutti i Laender o presentare una lista per ogni Laeder, in questo secondo caso gli unici a farlo sono la Cdu che presenta i suoi candidati per tutte i collegi tranne che per la Baviera dove la lista è quella della Csu, il cui capolista è Manfred Weber, il potentissimo capogruppo del Ppe al Parlamento europeo che nel 2019 fu anche spitzenkandidat dei Popolari europei prima che al Consiglio europeo di fine giugno ’19 Macron, Merkel e Sanchez individuassero in Ursula von der Leyen la nuova presidente della Commissione Ue.
Se la stanno prendendo più comoda in Francia dove i termini per le candidature sono comprese tra il 6 e il 17 maggio. Oltralpe, dove gli eletti saranno 81 (due in più del 2019) i partiti presentano un listone unico nazionale bloccato, quindi l’elettore non ha la possibilità di esprimere alcuna preferenza. Secondo tutti i sondaggi il partito che vincerà le elezioni è il Rassemblement National che è accreditato di oltre il 30 per cento che si dovrebbe tradurre in 27 eurodeputati. A tal proposito in queste ore è stata diffusa la lista dei primi 35 candidati (quindi quelli eleggibili) presentata ufficialmente a Perpignan, vera roccaforte lepenista, dove è sindaco Louis Aliot ex deputato europeo, già compagno di Marine Le Pen. Il capolista sarà il giovane astro nascente Jordan Bardella, sono confermati 10 dei 23 eurodeputati uscenti, al secondo posto la saggista Malika Surel e al terzo Fabrice Leggeri già direttore della famigerata agenzia europea Frontex. Marine Le Pen sarà simbolicamente all’ultimo posto, come in Italia Calenda, Renzi e Vannacci che però possono usufruire delle preferenze.
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