In Svezia la crisi dei partiti centristi: il podcast «La Tribuna»
In vista delle elezioni europee riparte l’appuntamento quotidiano con «La Tribuna», la rubrica di approfondimento con uno sguardo a ciò che accade fuori dall’Italia nella corsa all’Europarlamento. Grazie a una sperimentazione della redazione del Giornale di Brescia con l’intelligenza artificiale, la rubrica è disponibile ogni giorno anche in formato audio: tutte le puntate del podcast sono disponibili su Spreaker, Spotify e le principali piattaforme di ascolto.
In Svezia i partiti centristi sono in crisi, lo dice l’ultimo sondaggio pubblicato dalla società Verian ad un mese dalle elezioni europee. In particolare, i cristiano democratici (affiliati al Partito popolare europeo) e i Liberali (appartenenti a Renew) rischiano di non essere rappresentati nel prossimo Parlamento europeo. I primi rischiano di dimezzare i consensi dall’8,6 per cento del 2019 al 4,2% quindi di poco sopra alla soglia di sbarramento del 4%, mentre il partito liberale sarebbe al 3,7% quindi escluso dal riparto dei seggi.
Le due forze europeiste sembrano pagare con gli elettori la scelta di aver appoggiato il primo governo svedese di centrodestra del Secondo dopoguerra. Sancito dall’accordo di Tido siglato con Moderati e Democratici svedesi, il governo di Ulf Kristersson è l’esito delle elezioni dell’11 settembre 2022. Ma se i due principali contraenti di quell’intesa ne sono usciti tutto sommato rafforzati, i due partiti centristi stanno scontando quella scelta: i Liberali sono stati espulsi dal gruppo europeo dei liberaldemocratici per aver scelto di collaborare con partito di estrema destra come i Democratici svedesi.
Non è andato meglio ai Cristiano democratici uno dei due eletti al Parlamento europeo, Sara Skyttedal, ha lasciato il gruppo quando ha scoperto che non sarebbe stata la capolista alle prossime elezioni. Ha fondato un nuovo partito Folklistan (letteralmente la «Lista del Popolo») che ha come obiettivo la rinegoziazione della presenza svedese nell’Ue e in ultima la Swexit, uscita dall’Unione. La forza politica ricorda il Junilistan (ispirato ai danesi del Movimento Giugno nato nel 1992 sull’onda del referendum per Maastricht), la lista euroscettica svedese nel 2004 ottenne tre seggi a Strasburgo prima di scomparire. Insomma, si inserisce nella lunga tradizione di partiti antieuropeisti scandinavi, alcuni veri e propri flash party, altri molto longevi.
Tornando però al sondaggio per le prossime europee, si diceva della tenuta dei Democratici Svedesi accreditati del 17,2% e del Partito moderato al 18,3%. Anche se il primo partito sono i socialdemocratici di Magdalena Andersson, oggi all’opposizione, ma che otterrebbero il 29 per cento dei consensi e 7 eurodeputati dei 21 previsti per la Svezia.
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