In Grecia un nuovo scandalo di privacy: il podcast «La Tribuna»
In vista delle elezioni europee ecco il nuovo appuntamento quotidiano con «La Tribuna», la rubrica di approfondimento con uno sguardo a ciò che accade fuori dall’Italia nella corsa all’Europarlamento. Grazie a una sperimentazione della redazione del Giornale di Brescia con l’intelligenza artificiale, la rubrica è disponibile ogni giorno anche in formato audio: tutte le puntate del podcast sono disponibili su Spreaker, Spotify e le principali piattaforme di ascolto.
Un nuovo scandalo legato alla privacy scuote la Grecia ad una settimana dal voto europeo. Il caso, questa volta legato alle liste dei cittadini greci che vivono all’estero ma aventi diritto al voto, tocca ancora una volta il partito Nea Dimokratia del premier Kyriakos Mitsotakis.
L’autorità nazionale per la protezione dei dati ha imposto una multa di 400.000 euro al ministero dell’Interno e di 40.000 euro ad Anna-Michelle Asimakopoulou, membro del Parlamento europeo per Nuova Democrazia (affiliato al Partito popolare europeo), per aver violato la privacy degli elettori.
La Asimakopoulou il primo marzo ha inviato una mail a tutti gli elettori all’estero, invitandoli a iscriversi alla sua newsletter, informandoli sulle sue attività «100 giorni prima delle elezioni europee». Lo stesso giorno agli stessi elettori è arrivata una mail dal ministero degli Interni ellenico, in cui venivano illustrate le nuove modalità di voto.
Non è un caso che la prima mail, quella dell’eurodeputata, ma soprattutto la seconda, del ministero, siano arrivate agli elettori all’estero: in occasione del voto del 9 giugno, per la prima volta in Grecia, è stato introdotto il voto per corrispondenza in modo che entro l’8 giugno i greci all’estero potranno spedire il loro voto.
Asimakopoulou non ha spiegato come ha ottenuto il file con l’indirizzario, che per altro risale ai dati dei greci all’estero, ma relativi alle elezioni politiche del giugno 2023. Tuttavia si è autosospesa dalla campagna elettorale. Ora però è stata multata, ed è stato anche ricostruito il percorso del file incriminato, che un ignoto funzionario del ministero degli Interni avrebbe girato ad un componente di Nea Dimokratia.
Questo scandalo per cui gli esponenti del Pasok (i socialisti) e Syriza chiedono le dimissioni del ministro degli Interni, Niki Kerameus, segue di un paio d’anni quello ben più ampio che ha lambito lo stesso premier Mitsotakis. Il Predatorgate, ovvero il controllo di giornalisti e politici d’opposizione da parte dei servizi segreti (che dopo le elezioni del 2019 sono stati messi sotto il controllo del premier), attraverso lo spyware «Predator». Una commissione d’inchiesta istituita ad hoc si è chiusa con un nulla di fatto e il Governo ha archiviato l’intera vicenda. Ma i sospetti sono rimasti.
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