Il piano del Vlaams Belang per dividere il Belgio: il podcast «La Tribuna»
In vista delle elezioni europee ecco il nuovo appuntamento quotidiano con «La Tribuna», la rubrica di approfondimento con uno sguardo a ciò che accade fuori dall’Italia nella corsa all’Europarlamento. Grazie a una sperimentazione della redazione del Giornale di Brescia con l’intelligenza artificiale, la rubrica è disponibile ogni giorno anche in formato audio: tutte le puntate del podcast sono disponibili su Spreaker, Spotify e le principali piattaforme di ascolto.
Il 9 giugno in Belgio si vota per tutti i livelli istituzionali: regionale, federale e per il Parlamento europeo. Tra gli analisti e i sondaggisti c’è già chi parla di possibile «domenica nera». Il motivo è semplice: il Vlaams Belang (Interesse Fiammingo) è dato come favorito per la vittoria sia nelle Fiandre, sia a livello nazionale.
In Belgio le elezioni federali e europee prevedono un sistema particolare: la Camera dei rappresentanti è composta da 150 membri, eletti in 11 collegi elettorali. Questi sono suddivisi secondo i gruppi linguistici: 5 olandesi per le Fiandre (79 seggi), 5 francofoni per la Vallonia (49 seggi) e un distretto bilingue con 22 seggi per Bruxelles-Halle-Vilvoorde (dove però i francofoni sono in maggioranza).
Il Vlaams Belang (che in Europa è affiliato al gruppo di Identità e Democrazia) è guidato da Tom Van Grieken, classe ’86, enfant prodige dell’estrema destra europea, che ha preso in mano il partito nell’ottobre del 2014 quando era al minimo storico, ovvero al 3,9%. Oggi secondo tutti i sondaggi il partito indipendentista fiammingo si attesterebbe al 26% e sarebbe la prima forza a livello nazionale con 26 seggi. Per quanto riguarda le elezioni continentali dei 22 posti disponibili all’Europarlamento - di cui 13 previsti per le Fiandre, 8 per la Vallonia e uno riservato alla minoranza germanofona - il Vb ne otterrebbe quattro.
L’ascesa del partito guidato da Van Grieken mette a repentaglio la tenuta del Belgio come stato. Questo perché al primo punto del programma elettorale è indicata l’indipendenza fiamminga. Non solo, anche il secondo partito delle Fiandre, l’N-Va, Nieuw-Vlaamse Alliantie (Nuova alleanza fiamminga), membro dei Conservatori e riformisti europei (Ecr), accreditato del 20%, ha tra le priorità l’indipendenza. Sono stati loro, negli anni scorsi, a garantire una sorta di immunità quando il leader catalano Carles Puigdemont, pur con un mandato di cattura internazionale da parte della Spagna per sedizione e rivolta ed uno status incerto anche se eletto al Parlamento europeo, viveva in esilio in Belgio tra Bruxelles e Waterloo.
In una recente intervista Van Grieken ha chiarito: «Siamo stufi che noi, popolo fiammingo, rappresentiamo il 60% della popolazione belga, paghiamo il 70% delle tasse, forniamo l’80% di tutte le esportazioni - in altre parole finanziamo il Paese - eppure non abbiamo la capacità di cambiare il sistema». C’è un problema. Politico. Attorno al Vlaams Belang gli altri partiti hanno eretto un cordone sanitario per le sue posizioni considerate razziste. Non è un caso che il Vlaams Belang sia l’erede del Vlaams Blok, sciolto nel 2004 con una sentenza del Tribunale di Gand che lo ha sanzionato per discriminazione e per aver violato le norme belghe sul razzismo. Il Vlaams Blok aveva posizioni apertamente più radicali: ad esempio sosteneva l’apartheid sudafricano. Come superare, dunque, il cordone sanitario che ancora vige sul Vlaams Belang? Per Van Grieken è semplice: «Basta vincere le elezioni».
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