I socialisti francesi sono tornati (o quasi): il podcast «La Tribuna»

L’eurodeputato Raphael Glucksmann sembra essere l’uomo giusto per il rilancio di una forza politica che in questi anni di macronismo era completamente scomparsa dalla scena politica francese
Raphael Glukcsmann eurodeputato e nuovo leader della sinistra francese - Foto tratta dal profilo Fb
Raphael Glukcsmann eurodeputato e nuovo leader della sinistra francese - Foto tratta dal profilo Fb
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In vista delle elezioni europee ecco il nuovo appuntamento quotidiano con «La Tribuna», la rubrica di approfondimento con uno sguardo a ciò che accade fuori dall’Italia nella corsa all’Europarlamento. Grazie a una sperimentazione della redazione del Giornale di Brescia con l’intelligenza artificiale, la rubrica è disponibile ogni giorno anche in formato audio: tutte le puntate del podcast sono disponibili su Spreaker, Spotify e le principali piattaforme di ascolto.

In Francia come in Italia la campagna elettorale per le elezioni europee risente molto del dibattito della politica interna. In particolare la fatica del partito del presidente Emmanuel Macron, la lista Renaissance, rischia di pesare non poco visto che secondo le ultime proiezioni i consensi sarebbero dimezzati rispetto a quelli del Rassemblement National di MarinE Le Pen.

Il partito alleato di Salvini al Parlamento europeo, nel gruppo di Identità e Democrazia, veleggia oltre il 30%, il che gli varrebbe 28 eurodeputati degli 81 spettanti alla Francia. Questo mentre Renaissance sarebbe attorno al 15% e più o mento 16 eurodeputati potenziali.

Immediatamente alle spalle del partito presidenziale c’è la lista composta dal Partito socialista e da Place Publique il movimento lanciato dall’eurodeputato Raphael Glucksmann che sembra essere l’uomo giusto per il rilancio di una forza politica che in questi anni di macronismo era completamente scomparsa dalla scena politica francese.

Il 44enne capolista guida il riscatto dei socialisti: infatti dopo il misero 6% ottenuto alle Europee del 2019, oggi la lista elettorale sarebbe ad un’incollatura dai macronisti, al 14,5% e potrebbe ottenere dalle urne una pattuglia consistente per Strasburgo (di almeno 13 deputati).

Recentemente Glucksmann ha affermato che la sua crescita nei sondaggi rispetto allo striminzito 10% di dicembre è stata in parte il risultato della sua scelta di prendere le distanze dall’estrema sinistra (a partire da France Insoumise, guidata da Mélenchon) che, dall’inizio della guerra di Gaza, non è riuscita a condannare il gruppo palestinese di Hamas come organizzazione terrorista.

Non solo, il partito socialista ora punta a conquistare il voto di parte dei giovani e degli indecisi che non sono convinti della svolta più a destra da parte di Macron negli ultimi tempi, messa in campo nel tentativo di fermare la crescita inarrestabile dei lepenisti.

Una strategia, quella del presidente probabilmente perdente e che sembra ignorare anche le tendenze storiche del voto europeo oltralpe, visto che nelle ultime due tornate è sempre stato il partito più votato.

Tornando al volto nuovo della sinistra francese sulla guerra in Ucraina qualche mese fa ad un quotidiano italiano ha fatto dichiarazioni molto chiare, anche rispetto al clima in Europa: «Non è Orbán il vero problema sul poco sostegno all’Ucraina: troppi governi già pensano di tornare ai patti con Putin». In effetti rispetto ad altri esponenti del socialismo europeo ha posizioni molto ferme sul conflitto, sostenendo che se Kiev perde allora ci sarà un problema di sicurezza per tutta l’Unione. Il suo risultato elettorale per l’Europarlamento potrebbe proiettarlo anche tra i potenziali candidati all’Eliseo nel 2027, quando Macron non sarà più della partita.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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