I Paesi Bassi hanno un nuovo governo: il podcast «La Tribuna»
In vista delle elezioni europee ecco il nuovo appuntamento quotidiano con «La Tribuna», la rubrica di approfondimento con uno sguardo a ciò che accade fuori dall’Italia nella corsa all’Europarlamento. Grazie a una sperimentazione della redazione del Giornale di Brescia con l’intelligenza artificiale, la rubrica è disponibile ogni giorno anche in formato audio: tutte le puntate del podcast sono disponibili su Spreaker, Spotify e le principali piattaforme di ascolto.
Sono passati 177 giorni da quando gli olandesi sono andati alle urne e ne sono trascorsi ben 312 dal 10 luglio dello scorso anno quando Mark Rutte ha annunciato ufficialmente l’intenzione di lasciare la politica.
Il suo interim ora sta per terminare e per lui si profila l’incarico di segretario generale della Nato. In Olanda, intanto, il Pvv di Geert Wilders, partito di estrema destra che in Europa fa parte di Identità e Democrazia con Salvini e Le Pen, dopo aver vinto le elezioni dello scorso 22 novembre (con il 23,5%) e dopo sei mesi di estenuanti trattative ha trovato l’accordo con i liberali del Vvd (da cui proviene Rutte).
Della coalizione faranno parte anche il nuovo partito centrista Nsc guidato da Pieter Omtzigt e il Movimento civico contadino (una sorta di epigono del Boerenpartij, il partito di estrema destra fondato da Koekoek che ebbe il suo massimo fulgore a fine anni ’60). Il nuovo premier sarà comunicato in un secondo momento, di certo non sarà Wilders, che in questi mesi aveva già comunicato la sua intenzione di rinunciare all’incarico.
Il politico olandese è una figura controversa: vive da anni sotto scorta dopo essere stato inserito in una black list di Al Qaeda per le sue posizioni anti islamiche. Il suo ufficio al Parlamento olandese è in fondo ad un corridoio senza uscita in modo che possa sempre essere sotto controllo il flusso di eventuali visitatori. Il suo partito il Pvv, Partij von Vreiheid (Partito della Libertà) ha un solo iscritto. Lui.
È sulla scena politica olandese ormai dal 1998 quando è stato eletto nel Vvd da cui è uscito a metà degli anni Duemila per fondare il Pvv. Per le sue posizioni euroscettiche e populiste è considerato l’erede di Pym Fortuyn, il politico olandese assassinato il 6 maggio 2002 per le sue posizioni anti-islamiche e anti-immigrazione. Istanze replicate negli anni successivi proprio da Wilders, attorno a cui per lungo tempo era stato costruito un «cordone sanitario» da parte delle forze europeiste.
Un regime che è durato fino alla settimana scorsa quando i leader dell’Alleanza Progressista dei Socialisti e Democratici (S&D), Renew Europe, i Verdi/Ale e la Sinistra hanno firmato una dichiarazione congiunta impegnandosi a non entrare in coalizioni con l’estrema destra a nessun livello. Una posizione subito disattesa dai partiti olandesi, il Vdd che è nella famiglia liberale, l’Nsc e il Bbb che hanno espresso l’intenzione di entrare nel Ppe.
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