I candidati indipendenti stanno falsando il voto in Irlanda: il podcast «La Tribuna
In vista delle elezioni europee ecco il nuovo appuntamento quotidiano con «La Tribuna», la rubrica di approfondimento con uno sguardo a ciò che accade fuori dall’Italia nella corsa all’Europarlamento. Grazie a una sperimentazione della redazione del Giornale di Brescia con l’intelligenza artificiale, la rubrica è disponibile ogni giorno anche in formato audio: tutte le puntate del podcast sono disponibili su Spreaker, Spotify e le principali piattaforme di ascolto.
In questi mesi, nelle mappe dell’Europa a 27 con le previsioni di voto in vista delle elezioni europee del prossimo giugno, faceva notizia il rosso mattone con cui veniva colorato il territorio corrispondente alla Repubblica d’Irlanda. Si trattava dell’unico Stato membro in cui una formazione della Sinistra era in testa ai sondaggi e alle intenzioni di voto. Il Sinn Fein, come il gemello nordirlandese, ha come obiettivo l’unificazione dell’Irlanda e propone un’ideologia di sinistra. Negli anni il suo consenso è vistosamente salito fino alle elezioni del 2020 quando per la prima volta nella sua storia il Sinn Fein con il 24,5% ha superato i due partiti conservatori, il Fianna Fail (22,2%) e il Fine Gael (20,9%). Addirittura, nell’estate 2022 i sondaggi avevano proiettato il partito, guidato da Mary Lou MacDonald, a vette quasi impensabili di consenso: al 36,5%.
In questi giorni, tuttavia, è stato diffuso un sondaggio che mette addirittura il Sinn Fein al secondo posto al 23%. Seguito al 19% dal Fine Gael, che è nella famiglia del Partito popolare europeo, e che oggi esprime il primo ministro irlandese, (in gaelico il Taoiseach), nella persona di Simon Harris. Il Fianna Fail, che è nella famiglia dei liberaldemocratici, si fermerebbe al 16%. Infine, il partito dei Verdi, che insieme a FG e FF, compone la coalizione di maggioranza che sostiene l’esecutivo attuale, sarebbe al 6%, oltre cinque punti peggio del risultato delle consultazioni continentali del 2019.
Ma allora che partito avrebbe in questo momento le maggiori preferenze dagli elettori? In realtà si tratta di un gruppo composito ed eterogeneo, che comprende i tanti candidati indipendenti e di piccoli partiti che complessivamente, secondo il sondaggio realizzato da The Journal e da Ireland Thinks, otterrebbe il 24 per cento delle preferenze. In particolare, quella dei candidati indipendenti è un’anomalia tutta irlandese, resa possibile da una legislazione che facilita e quasi incentiva questa possibilità. Secondo la modifica della Legge elettorale per le Europee del 1997 bastano 60 firme di altrettanti elettori di un collegio elettorale per permettere ad un candidato di correre per le Europee. E i numeri sono dalla loro parte: in Irlanda da questa tornata elettorale vengono eletti 14 eurodeputati. In totale i candidati sono 74, di questi 23 sono indipendenti e altri 18 appartengono a formazioni minori come Indipendent Ireland, Rabharta (verdi scissionisti), the Irish freedom party o Ireland First. Per queste ragioni sia nel 2014 sia nel 2019 dei tredici eletti al Parlamento europeo ben tre erano indipendenti: tra questi spicca il nome di Luke «Ming» Flanagan pittoresco eurodeputato in carica dal 2014, che ora cerca la riconferma e che siede come indipendente nel gruppo della Sinistra.
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