Europee 2024, Paolo Inselvini: «Giovanissimi da coinvolgere, identità cristiana da valorizzare»

Stefano Zanotti
Classe 1994 e membro dell’Assemblea nazionale di Fratelli d’Italia e dell’esecutivo di Gioventù nazionale, raggiungerà presto i banchi dell'Europarlamento
Paolo Inselvini ha raccolto poco meno di 17mila preferenze © www.giornaledibrescia.it
Paolo Inselvini ha raccolto poco meno di 17mila preferenze © www.giornaledibrescia.it
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Le 16.832 preferenze valgono a Paolo Inselvini un posto al Parlamento europeo per i prossimi cinque anni. Il classe 1994, membro dell’Assemblea nazionale di Fratelli d’Italia e dell’esecutivo di Gioventù nazionale, raggiungerà presto i banchi di Strasburgo e Bruxelles per «difendere i valori cristiani europei, la famiglia e l’identità nazionale del nostro Paese».

È un risultato in cui credeva?

Sì. Ci abbiamo lavorato molto ed è un successo frutto di anni di preparazione. L’organizzazione e l’abnegazione ci hanno permesso di portare un giovane come me in Europa, non solo per fare rappresentanza, ma per dialogare con il territorio: un europarlamentare deve infatti saper fare politica, interfacciandosi però sempre con la sua area di riferimento. È importante creare sinergie con i militanti, i circoli e le associazioni di categoria. Ci interessa inoltre rappresentare una generazione che deve essere in grado di prendersi le proprie responsabilità.

A cosa attribuisce il suo successo?

Abbiamo saputo fare squadra a livello bresciano, dimostrando che il nostro partito è ben organizzato. Il nostro territorio è ricco di consensi e grazie a questi possiamo esprimere due parlamentari in Europa.

Che quadro restituiscono queste elezioni?

È stata una risposta automatica del popolo alle politiche ideologiche portate avanti in questi cinque anni. Le persone vogliono tornare alla realtà, non sono interessate a pensieri «green» che danneggiano l’economia e la società, ma credono nel realismo utile per migliorare le condizioni di vita.

I giovani però hanno premiato i partiti di sinistra...

Non credo che questa tendenza sia vera in assoluto. Certamente negli ultimi anni c’è stata una grande propaganda che ha identificato i giovani con determinati partiti a sinistra. Sicuramente sul territorio ci sono ragazzi che credono nei valori tradizionali, nella patria, nella famiglia, nel sacrificio e nel lavoro: semplicemente spesso non hanno trovato interlocutori.

Quindi il 40% ottenuto da Alleanza verdi e sinistra tra i fuori sede è legato a uno smarrimento dei giovani?

Credo che sia dovuto anche a questioni culturali. Non è raro che persone propense a frequentare università fuori sede o ad andare in Erasmus siano vicine al centrosinistra. Poi sì, i ragazzi vanno attratti: non possiamo pensare che arrivino senza fare nulla.

Quali sono i suo obiettivi per i prossimi anni in Europa?

Rappresentare il territorio ed essere sempre presente, creando una struttura funzionale a disposizione dei cittadini, delle amministrazioni e delle imprese. Poi, difendere gli agricoltori, le nostre eccellenze, l’attività venatoria e soprattutto valorizzare l’identità cristiana che ha contraddistinto l’Europa per millenni.

In molti Paesi europei i partiti di destra hanno dimostrato di essere dominanti. Cosa vuol dire questo?

A livello di equilibri non tutto è scritto. Meloni ha sempre detto che noi non governeremo mai con la sinistra perché abbiamo una visione alternativa, ma allo stesso tempo vogliamo essere realisti e portare avanti pragmaticamente le battaglie che abbiamo a cuore. Dobbiamo capire che possiamo incidere in Europa, sfruttando tutti gli strumenti che ci dà l’Unione.

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