Cipro, due stati e un solo elettorato: il podcast «La Tribuna»

Il voto dei turchi ciprioti potrebbe cambiare gli equilibri rispetto al 2019: in palio ci sono sei seggi al Parlamento europeo
Niyazi Kızılyurek, candidato con Akel, cerca la riconferma (dal suo profilo Instagram)
Niyazi Kızılyurek, candidato con Akel, cerca la riconferma (dal suo profilo Instagram)
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In vista delle elezioni europee ecco il nuovo appuntamento quotidiano con «La Tribuna», la rubrica di approfondimento con uno sguardo a ciò che accade fuori dall’Italia nella corsa all’Europarlamento. Grazie a una sperimentazione della redazione del Giornale di Brescia con l’intelligenza artificiale, la rubrica è disponibile ogni giorno anche in formato audio: tutte le puntate del podcast sono disponibili su Spreaker, Spotify e le principali piattaforme di ascolto.

Ci sono grande attesa e molte incognite per il voto europeo sull’isola di Cipro, previsto il prossimo 9 giugno. Il territorio è diviso in due dal 1974, ovvero da quando dopo l’invasione da parte delle forze turche, le Nazioni Unite hanno creato una zona demilitarizzata, la green line, che divide il Nord sotto il controllo turco, ma non riconosciuto dalla comunità internazionale e il Sud che per la comunità internazionale è la Repubblica di Cipro.

Dal 2004 il Paese è membro dell’Unione europea, e questo nonostante sia naufragato il referendum promosso dall’Onu (in base al piano Annan) che avrebbe portato alla nascita di un nuovo Stato bicefalo, ovvero la Repubblica greco-turca di Cipro. A bocciarlo fu il 75% dei greco-ciprioti, mentre a Cipro Nord si espressero a favore il 64% dei votanti. Nonostante questo, il Paese è entrato in Europa, anche se ovviamente le leggi della Repubblica di Cipro non valgono nella parte sotto il controllo dei turchi. C’è però una particolarità, di quelle tipiche della creatività dell’Unione europea per aggirare situazioni complicate. Infatti, una legge speciale del parlamento cipriota prevede la registrazione automatica dei ciprioti turchi residenti nel nord, in possesso di una carta d’identità cipriota nel registro elettorale per le elezioni europee.

Non ci saranno ovviamente seggi nella zona nord dell’isola ma saranno installati lungo la zona demilitarizzata della green line in modo da permettere anche ai turchi ciprioti di votare. Nel 2019 i votanti sono stati 288mila su 641mila aventi diritto (il 44%), tra questi 5.804 ciprioti turchi, che hanno concentrato i loro voti, ben 4.076 su Niyazi Kızılyurek, a sua volta cipriota turco, candidato con Akel, il Partito dei lavoratori (i marxisti-leninisti ciprioti). Il voto del Nord è valso un 1,5% in più nel computo totale.

Quest’anno i numeri sono lievitati gli iscritti alle liste elettorali e gli aventi diritto sono 706mila e di questi 103mila sono ciprioti turchi e 13mila cittadini europei che vivono a Cipro. Non solo, dei 63 candidati in rappresentanza di 12 partiti, tre sono turchi e sono candidati rispettivamente per Akel, i Verdi e Volt. Niyazi Kızılyurek cerca la riconferma, ma oltre a lui sono in campo Oz Karahan (Verdi) e Hulusi Kilim (Volt). In palio ci sono sei seggi al Parlamento europeo e la presenza del voto dei turchi ciprioti potrebbe cambiare gli equilibri visto che se dovesse votare il 50% degli aventi diritto, un punto percentuale equivarrebbe circa 3.500 voti, se anche tra la comunità turca dovesse votare il 50%, ci sarebbe sul piatto circa il 15% dei voti totali. Per questo motivo anche Disy, il Raggruppamento democratico (affiliato al Ppe), favorito nei sondaggi con il 27% guarda con una certa preoccupazione a possibili sorprese dalle urne.

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