A Carpenedolo i tre candidati sindaco hanno visioni diverse sull’ipotesi del biodigestore

Marco Zanetti
L’impianto di trattamento rifiuti dovrebbe essere realizzato per poi servire 36 Comuni della Bassa e della Valsabbia
Il municipio di Carpenedolo
Il municipio di Carpenedolo
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Inutile girarci attorno: a Carpenedolo il tema della costruzione del biodigestore al confine con Acquafredda, finanziato da 30 milioni di euro provenienti da fondi Pnrr, continua a tenere banco in vista delle prossime elezioni e «supera» ogni altro argomento. Chiaramente l’espressione alle urne è ancora incerta, ma il confronto dell’altra sera fra i tre candidati alla fascia tricolore potrebbe aver dato qualche indicazione in più su quale sia l’umore dei cittadini rispetto all’opera di cui tanto si discute. Erano circa seicento le persone presenti lunedì nella sala Paolo VI per assistere con curiosità all’incontro, dai toni molto pacati, organizzato dalla parrocchia e moderato da Luciano Zanardini, direttore de La Voce del popolo. Il tutto non prima di un doveroso ricordo del compianto ex sindaco Valentino Treccani, scomparso pochi giorni fa.

Il focus

Passando in rassegna i temi caldi della campagna elettorale, inevitabilmente un focus «speciale» è stato dedicato all’impianto di trattamento rifiuti che, secondo l’idea dell’esecutivo in carica, dovrebbe essere realizzato per poi servire 36 Comuni della Bassa e della Valsabbia. Una linea, questa, sposata a pieno dalla candidata Viviana Durosini. L’attuale consigliere di maggioranza (scesa in campo con la lista «Carpenedolo ci siamo» e l’appoggio di Forza Italia e «Carpenedolo al centro») ha ribadito di essere «favorevole all’opera: basata sul principio dell’economia circolare, contribuisce a rendere il rifiuto una risorsa. Non ha nulla d’inquinante e, qualora non risultasse perfetta dal punto di vista ambientale, state sicuri che ne fermeremo l’iter autorizzativo (siamo nella fase della conferenza dei servizi, momentaneamente sospesa, ndr): vivo qui e non voglio nuocere al paese che domani lascerò a mia figlia».

Parere all’opposto per Luca Franzoni, candidato di «Impegno civico»: «La mia esperienza in campo energetico - ha affermato, suscitando un applauso del pubblico in sala - mi porta a manifestare un “no” deciso. Tanti i motivi per i quali io e la mia squadra esprimiamo dissenso: dal sovrannumero di strutture simili rilevate da Regione Lombardia, passando per il consumo inutile di 25 più di terreno agricolo per conferire 130mila tonnellate di rifiuti all’anno con il 50% proveniente da fuori Regione, senza dimenticare la falda acquifera ad un metro di profondità nel sito indicato ad accogliere l’edificio e il non trascurabile traffico di autoarticolati in entrata e in uscita dallo stesso».

A differenza degli altri due contendenti, Tiziano Zigliani, candidato di «Carpenedolo che vorrei», sostenuto da Fratelli d’Italia e dal gruppo «Partecipare per migliorare», predilige un atteggiamento cauto e volto a coinvolgere la comunità: «Abbiamo seri dubbi - ha affermato - sulla bontà dell’impianto: secondo una relazione di esperti, non produce solo biogas. Io stesso quando ero vicesindaco (sino a qualche mese fa, ndr) mi sono ben guardato da pronunciarmi con un voto sulla delibera che dava il via alla procedura burocratica, perché non ero bene a conoscenza dei “dettagli” che lo riguardavano. Dovessimo vincere alle urne, saremmo comunque propensi ad interrogare la comunità: è giusto siano i cittadini ad avvallarne o meno la presenza sul territorio, dando all’Amministrazione comunale un “mandato popolare” per interrompere o proseguire il progetto». Visioni piuttosto contrastanti, insomma, su cui i carpenedolesi si esprimeranno a breve nel segreto della cabina elettorale.

Altri temi

Intanto anche i parcheggi del centro storico nonché l’utilizzo della biblioteca «in progress» nel quartiere Fusetto animano l’avvicinamento alle urne per diverse ipotesi d’utilizzo. Tutti praticamente d’accordo, invece, per la realizzazione di una rotatoria all’incrocio fra il Lidl e la Conad di via Pasotti. E, ancora, parere pressoché unanime sulla necessità d’individuare luoghi d’aggregazione per i giovani così come di predisporre aiuti alle fasce più deboli, oltre che implementare i servizi socio-sanitari con locali ambulatoriali o invocando l’assunzione di medici di base e pediatri. 

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