Vinitaly, i bresciani scaldano i motori per la rassegna
Chi l’avrebbe detto solo qualche decennio fa quando, se volevi bere bene, molto bene, dovevi scegliere una etichetta piemontese o alla peggio toscana. Macchè, se vuoi bere bene o benissimo devi venire il Lombardia, la stessa Lombardia che va orgogliosa, per restare in agricoltura, della sua produzione di latte.
Così il tradizionale appuntamento all’ultimo piano del Palazzo Lombardia a Milano per presentare la partecipazione regionale al prossimo Vinitaly (dal 7 al 10 aprile) è diventata l’occasione per fare la ruota del pavone, da parte della guida a trazione leghista, della Regione e gloriarsi dei successi (veri) del nostro vino sullo scenario anche internazionale. Oggi l’88,7% del vino nostro è almeno Docg, Doc o Igt.
Con una sorpresa di cui in passato poco si è parlato: il buon vino lombardo ha fatto crescere l’occupazione nel settore del 76% in cinque anni (e cioè da 3.629 a 6.376 occupati). Un motivo più che legittimo per brindare. Peccato soltanto che nei calici ci fosse uno sforzato della Valtellina (grande vino, anche se un po’ negletto dal mercato) e non un Franciacorta visto che in sala c’erano anche Vittorio Moretti e Maurizio Zanella che avrebbero potuto presentare le bottiglie con le quali saranno presenti a Opera Wine, anteprima del meglio del meglio organizzata dagli americani di Wine Spectator.
Che la Lombardia creda davvero nello splendido futuro del suo vino non è una novità. Ma se fosse servito a sottolineare di più l’impegno c’è stata la presenza di Matteo Salvini a fianco del governatore Attilio Fontana e dell’assessore Fabio Rolfi. La Regione crede anche a Vinitaly che si annuncia con il record di espositori (4.600) dal 7 aprile prossimo.Crede anche (e ci mette dei soldi) nella valorizzazione del territorio e nella cura del territorio grazie alle nuove tecnologie offerte dall’agricoltura 4.0. I lombardi, con i bresciani che saranno più di cento, saranno in gran parte stipati nella consueta collocazione alla Palaexpo, sede splendida quanto ormai insufficiente. Prosit!
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