Vinitaly, Brescia non ha paura dei dazi: «Puntiamo sulla qualità»
Vinitaly 2025 si è conclusa confermandosi come l’ennesima edizione di successo per i produttori bresciani nonostante le ombre cupe dei dazi. In stretta sintesi si potrebbe archiviare così l’edizione numero 57 della vetrina del comparto vino più importante del Paese che con il Salone di Parigi e ProWein di Dusseldorf si contende lo scettro di migliore fiera europea del settore.
Probabilmente se non ci fosse stato Donald Trump, il Vinitaly quest’anno avrebbe parlato di consumi, prezzi, vini dealcolati, regole europee, cambiamenti climatici e nuove etichette. Invece tra gli stand della fiera, con oltre 97mila presenze e un’incidenza degli operatori esteri che ha raggiunto il 33%, il confronto è ruotato tutto intorno al dazio americano nonostante i tanti problemi che ci sono, ma tanto il mondo del vino andrà avanti lo stesso.
Consorzi e cantine
E potrebbe anche essere vero purché si punti tutto, come hanno fatto nello stand della Lombardia i produttori bresciani, sulla qualità del vino perché partecipare a Vinitaly è pur sempre un investimento per farsi conoscere e incrementare le vendite. La delegazione bresciana quest’anno era composta da una novantina di aziende che nei quattro giorni della fiera ha potuto mettere in mostra la propria eccellenza qualitativa espressione di un territorio che si fa conoscere attraverso il lavoro di promozione dei consorzi di tutela di Franciacorta, Lugana, Montenetto, Valtenesi, Valcamonica e dell’Ente Vini Bresciani.
Di fatto si può dire che Brescia non ha paura dei dazi, meglio aspettare di capire come evolverà la situazione (ieri la sospensione dei provvedimenti per 90 giorni) e se davvero gli scaffali dei supermercati americani resteranno senza prodotto italiano. «Per noi il mercato degli Stati Uniti vale circa il 10 per cento del nostro export – spiega Luca Formentini dell’azienda Podere Selva Capuzza che produce 350mila bottiglie in zona Lugana – ma in questi giorni, complice una qualificata rappresentanza di operatori, non siamo stati fermi e abbiamo avuto la possibilità di diversificare e di avviare nuove trattative commerciali sfruttando la sinergia con Agricole Gussalli Beretta e l’azienda di distribuzione AGB».
Il record
Di certo nessuna cantina è rimasta con le mani in mano considerato che la scuola Mantegna, che da anni gestisce con i propri studenti il servizio di lavaggio e fornitura dei bicchieri nello stand lombardo, ha raggiunto il record di oltre 30mila bicchieri lavati e riconsegnati al giorno.
«Sono venuti a trovarci allo stand molti clienti e importatori – conferma Andrea Peri produttore a Castenedolo di oltre 100 mila bottiglie di vino all’anno – con i quali ci siamo confrontati anche su temi legati al cambiamento dei consumi. Abbiamo notato una predilezione negli assaggi per i vini da frigo, ovvero bianchi fermi, rosati e spumanti rispetto magari a vini rossi più corposi».
Una tendenza che se confermata, fa bene al Franciacorta. «Siamo soddisfatti di come è andata questa edizione – evidenzia Riccardo Ricci Curbastro che conduce 33 ettari in Franciacorta con una produzione annuale di 250 mila bottiglie – che ha confermato di poter essere all’altezza dei saloni di Parigi e ProWine anche se la logistica andrà migliorata. Gli operatori che incontriamo sono sempre più qualificati e interessati anche alla sostenibilità della produzione».
Il legame vino, territorio e turismo è una equazione vincente per le Cantine Bignotti, 40 mila bottiglie prodotte da uve che stazionano in terrazzamenti tra i 200 e i 600 metri, di Piamborno. «Per noi che sfruttiamo il mercato della nostra provincia – conferma Andrea Bignotti –, Vinitaly rappresenta una vetrina che ci consente di farci conoscere al grande pubblico visto che la nostra produzione è venduta a livello bresciano. Siamo orgogliosi di avere rilanciato, dal 1998, la coltivazione della vite in Valle Camonica».
Soddisfazioni anche per il Valtenesi. «Sia come azienda che come consorzio siamo molto contenti – spiega Paolo Pasini dell’azienda Pasini San Giovanni (250 mila bottiglie) nonché presidente del Consorzio –: gli importatori americani ci hanno invitato ad avere pazienza, ma dall’altra abbiamo avuto la possibilità di avere nuovi contatti commerciali col sud America. Il nostro mercato si divide per il 65% in Italia e per il restante 35% con l’estero di cui metà con la Germania. Ma il dato che ci da più soddisfazione come Consorzio è lo straordinario interesse che abbiamo registrato nei confronti del Valtenesi perché la sua matrice storica e culturale legata al territorio si è rivelata affascinante nella narrazione con gli operatori commerciali, siamo ottimisti».
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato

@Economia & Lavoro
Storie e notizie di aziende, startup, imprese, ma anche di lavoro e opportunità di impiego a Brescia e dintorni.