Vigilanza privata, contratto scaduto da quasi sette anni: sciopero il 29 agosto
Una situazione «inaccettabile» per i lavoratori della vigilanza privata e dei servizi fiduciari, cui da quasi sette anni non viene rinnovato il contratto nazionale. Sono circa 2mila gli addetti di tale settore nel Bresciano, di cui un migliaio guardie giurate armate ed un migliaio operativi nei servizi fiduciari, quali call center e portinerie, non armati.
Persone che, ad oggi, percepiscono se guardie armate uno stipendio attorno ai 1.200 euro al mese e se «disarmati» di non oltre 700-800 euro mensili; non aggiornati, in pratica, da diversi anni e divenuti insostenibili a seguito degli alti tassi di inflazione. Uno scenario drammatico per oltre 100mila addetti a livello nazionale, mentre l’auspicata ripresa della trattativa con le associazioni datoriali non si è verificata, fatta slittare anzi dalle stesse al 5 settembre.
Perciò le organizzazioni sindacali Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs sono sul piede di guerra e proseguono con la mobilitazione territoriale, che si concretizzerà a Brescia (e in ogni provincia) con una prossima manifestazione il 29 agosto.
Il punto
«Trattandosi di un contratto scaduto quasi sette anni fa, parliamo di tre rinnovi contrattuali mancati - osserva Gaetano Ercolano, segretario Filcams Cgil Brescia -. Intanto il potere d’acquisto di questi lavoratori, già non altissimo, è calato ulteriormente. Gli istituti di vigilanza accampano argomentazioni surrettizie per non firmare e pagarli il meno possibile. Per quanto riguarda l’economia delle famiglie, sta diventando un grosso problema».
Tema su cui s'innesta il discorso della gran quantità di straordinari che le guardie giurate sono costrette ad effettuare per sbarcare il lunario. «I servizi fiduciari fanno un minimo di 200-250 ore di lavoro al mese, di cui la metà straordinari, per raggiungere il tetto di uno stipendio decente, riuscire a pagare l’affitto e il resto», riferisce Ercolano.
«In un quadro politico difficile il Ministero del lavoro, che si era impegnato a sollecitare le controparti datoriali per la definizione del negoziato, ancora non ha dato segni positivi di intervento e l'attuale crisi di Governo peggiora la situazione - si legge in un documento congiunto delle tre sigle confederali -. La lunghissima ed infruttuosa trattativa si è conclusa con esito negativo nell’incontro del 18 marzo, nel quale le associazioni datoriali, anziché presentare una proposta dignitosa sul piano salariale, hanno dichiarato di non aver ricevuto mandato dalle rispettive aziende.
La costituzione di una nuova associazione datoriale, comunicata a poche ore dalla ripresa del negoziato - prosegue la nota -, rappresenta un elemento di preoccupazione per un settore in cui la rappresentatività datoriale evidenzia una frammentazione eccessiva e l’incapacità di realizzare una sintesi positiva per le relazioni sindacali». Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs hanno stabilito quindi un nuovo pacchetto di 16 ore di sciopero a partire dalle prossime settimane e senza escludere ulteriori iniziative, come il blocco del lavoro straordinario e l’organizzazione di presidi e volantinaggi presso le Prefetture e le sedi di importanti committenti.
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