Via libera al rilancio Semat, azienda bresciana vittima dell’ex Ilva

Il Tribunale di Brescia omologa il progetto di ristrutturazione della società di Artogne, che da anni faceva manutenzione agli impiani di Taranto
Un operatore Semat al lavoro
Un operatore Semat al lavoro
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Il destino dell’ex Ilva è ora legato all’esito di un bando pubblicato solo tre giorni fa e con cui il governo italiano andrà alla ricerca di un investitore per dare un futuro sostenibile al gruppo di Taranto. Il termine entro cui presentare eventuali manifestazioni d’interesse scadrà il 20 settembre. Nel frattempo, la bresciana Semat del gruppo Atb, tra le prime vittime della crisi che ha colpito Acciaierie d’Italia (la società in amministrazione straordinaria che gestisce gli impianti siderurgici pugliesi, oggi integralmente in capo all’Esecutivo dopo l’uscita di scena di ArcelorMittal) ha intrapreso a tutti gli effetti un percorso di risanamento e rilancio aziendale, che mira anche alla salvaguardia di oltre trecento posti di lavoro, gran parte dei quali impiegati a Taranto, dove da anni la realtà di Artogne faceva manutenzione agli impianti e realizzava costruzioni edili di supporto.

La settimana scorsa, il Tribunale di Brescia, confermando nel ruolo di commissario giudiziale della procedura la commercialista Barbara Lazzari (il suo studio è a Desenzano), ha omologato il «piano di ristrutturazione in continuità aziendale» proposto dalla Semat. Un provvedimento che risulta imprescindibile per dare seguito al progetto industriale così com’era già stato descritto a fine giugno dal presidente di Semat e Atb Group, Sergio Trombini, nella Relazione sulla gestione allegata all’ultimo bilancio.

Il punto

L'ex Ilva di Taranto - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
L'ex Ilva di Taranto - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it

Il decreto a firma di Simonetta Bruno, presidente della IV sezione civile del Palagiustizia, certifica che «il passivo concorsuale complessivo» riportato dalla Semat ammonta a 49 milioni di euro e che «il fabbisogno finanziario» indicato dalla stessa società è di quasi 15,5 milioni. Il piano di ristrutturazione della società camuna, approvato dal Tribunale il 25 luglio, prescrive il pagamento integrale dei creditori prededucibili, di quelli privilegiati, dell’Agenzia delle Entrate, dell’Inps e delle Casse edili di Taranto, Brescia, Genova, Mantova, Alessandria e Padova, mediante rateizzazione in 24 rate mensili. Gli altri creditori, invece, sono divisi in quattro classi con specifiche modalità di rimborso.

Inoltre, come aveva anticipato Trombini: «Il piano prevede, successivamente all’omologa, anche un intervento sulla struttura societaria di Semat, funzionale al miglior soddisfacimento dei creditori e alla ristrutturazione della società, mediante una razionalizzazione e una semplificazione della struttura organizzativa della stessa con riferimento alle attività storicamente svolte presso Acciaierie d’Italia, ex Ilva di Taranto». In altre parole, scriveva l’imprenditore: «Tale intervento consiste nell’esecuzione di un’operazione di scissione con scorporo, attraverso cui la società di nuova costituzione riceverà parte del patrimonio di Semat, ossia quello riferibile alle attività di Taranto, e sarà integralmente partecipata da Semat stessa».

La storia

Dalla seconda metà del 2023, la crisi di liquidità che ha colpito Acciaieria d’Italia e, di conseguenza, i mancati pagamenti alla Semat, hanno pesantemente condizionato l’attività dell’azienda bresciana. «All’inizio, i nostri fornitori ci hanno supportato per diversi mesi concedendo dilazioni di pagamento anche significative sino al termine del 2023 - racconta Trombini -. A inizio dell’anno successivo, però, siamo stati interessati da un irrigidimento delle posizioni di alcuni di loro che hanno portato all’emissione di decreti ingiuntivi di importo non più gestibile attraverso un normale rapporto commerciale. Per questo motivo, il 24 gennaio 2024, abbiamo presentato un ricorso "prenotativo" per l’accesso a una delle procedure di regolazione della crisi e dell’insolvenza, con richiesta di applicazione di misure protettive volte a evitare l’avvio e la prosecuzione di azioni esecutive e cautelari sul patrimonio della società».

Sergio Trombini
Sergio Trombini

Di fronte a una situazione così complicata, la seconda azione intrapresa dai vertici della Semat è stata quella di diversificare il portafoglio clienti. La società di Artogne, dopo aver dato mandato ai suoi legali per espletare le procedure necessarie in Tribunale, ha proseguito le sue attività acquisendo nuovi ordini al di fuori del contesto dell’ex Ilva di Taranto. «Ci è stata così riconosciuta dal mercato una solida reputazione» sottolinea Trombini, che ancor prima di conoscere il parere dei creditori e dei giudici in merito alla linee guida del suo piano di ristrutturazione, ammetteva: «Riteniamo che a valle dell’omologa del piano presentato al Tribunale di Brescia possano determinarsi tutte le condizioni per un pieno ritorno alla normalità, così da poter cogliere le opportunità che il mercato continua a offrire».

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