Vendemmia 2017: Bellavista gioca il tris e batte anche il meteo
Ci sono tre ingredienti che, in particolare modo quest’anno, renderanno il Bellavista un prodotto d’eccellenza. Sono il lavoro, la competenza e una buona dose di ostinazione. Un tris d’assi con cui l’etichetta franciacortina ha superato anche le peripezie del meteo.
Le gelate di metà aprile, seguite da lunghe ondate di calore, grandinate e rare precipitazioni, hanno lasciato il segno in tutti i vigneti dell’Ovest Bresciano. I più ottimisti, inizialmente, annunciavano un taglio del raccolto di circa dieci punti percentuali rispetto allo scorso anno. Con il passare dei giorni, invece, ora in Franciacorta è atteso oggi un calo medio della produzione del 25 per cento. Ma non in Bellavista, dove grazie a una particolare gestione della vigna è in programma addirittura una terza vendemmia.
«Abbiamo saputo attendere - svela Francesca Moretti, ceo dell’azienda agricola fondata dal padre Vittorio - e soprattutto abbiamo creduto in un metodo di coltivazione che ci ha consentito di mettere in dialogo la tecnologia d’avanguardia con la tradizione più conservativa».
In pratica, come spiega l’enologo Mattia Vezzola, di fronte al repentino calo del temperature registrato a metà primavera, Bellavista ha raddoppiato l’impegno in vigna. «Le gelate - racconta il professionista - ci hanno consentito di consolidare e testare sul campo l’esperienza acquisita in tanti anni di ostinato lavoro controcorrente. Abbiamo più di 40 artigiani specializzati che si occupano a tempo pieno del lavoro in vigna, ai quali si aggiungono i 12 tecnici della potatura. Quest’ultima lavorazione - continua l’enologo - è in grado, da sola, di fare la differenza sulla sanità delle piante e la conseguente longevità delle vigne. Ed è in virtù di questo patrimonio umano e naturale che noi abbiamo atteso che la pianta si riprendesse dallo choc e, dopo un mese esatto, le stesse hanno ripreso a germogliare».
A questo punto Bellavista ha giocato una seconda carta, che si è rivelata alquanto vincente. «In quindi giorni - spiega Vezzola - 130 persone hanno selezionato i migliori germogli intervendo sui "capo frutto", vigna per vigna, filare per filare. Un totale di 8.500 ore di lavoro per riportare in equilibrio la vigna per i prossimi anni: la vitalità che abbiamo ridato ai filari colpiti dalla gelata, infatti, porterà beneficio a tutto il patrimonio vitato di Bellavista che, in fondo, altro non è che un vero e proprio biosistema in cui tutto è collegato».
Nella prima parte dell’estate però si sono registrate in Franciacorta due grandinate e un lungo periodo di siccità. Altri imprevisti ai quali la famiglia Moretti risponde calando il tris. «Ancora una volta con una scelta controcorrente - ammette Vezzola - non abbiamo ricorso all’irrigazione di soccorso. Un’opzione che darà grandi benefici in termini di identità di prodotto».
Dal quartier generale di Erbusco garantiscono che la qualità delle uve non è compromessa e il grande patrimonio di riserve che l’azienda custodisce permetterà di integrare e compensare l’eventuale mancato raccolto, ricomponendo nelle cuvée il carattere distintivo che le rende molto apprezzate nel mondo.
«Il metodo di lavorazione adottato da Bellavista per rispondere a questi eventi atmosferici - chiude l’enologo di casa Moretti - si è concretizzato in un risveglio vegetativo che corrisponderà certamente a una seconda e probabilmente a una terza vendemmia, il cui esito ancora non si conosce, ma il cui autentico beneficio sarà quello della salubrità dei 206 ettari vitati per gli anni a venire». Tutto merito di un metodo di lavorazione che in Bellavista esalta la biodiversità della vigna e giustifica i costanti investimenti sostenuti dalla famiglia Moretti.
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