Vale 100 milioni il Modigliani che Brescia si lasciò sfuggire
Con una stima iniziale individuata attorno ai 100 milioni di dollari, è praticamente un record annunciato. «Nu couché», nudo femminile di Amedeo Modigliani datato 1917-18, sarà messo in vendita la sera del 9 novembre da Christie’s a New York nell’ambito dell’asta «The Artist’s Muse» che accosterà opere e capolavori dell’arte impressionista e moderna del XX secolo.
Un vero e proprio evento per il mercato dell’arte - considerata la «verginità» dell’opera ad oggi mai passata in asta - e un potenziale risultato epocale che, in caso di aggiudicazione, giungerebbe a poco più di un anno di distanza dal precedente record d’asta dell’artista livornese, stabilito il 4 novembre 2014 da Sotheby's a New York, con la vendita della scultura in pietra «Tête» (1911-12) per poco più di 70,7 milione di dollari (diritti d’asta compresi).
Ma non è finita. L’eventuale aggiudicazione potrebbe eguagliare o addirittura superare il prezzo più alto pagato finora per un «Modì»: 118 milioni di dollari che il magnate russo Dimitri Rybolovlev ha sborsato nel 2012, con una transazione privata, al collezionista e miliardario americano Steven A. Cohen per un altro «Nudo disteso» proveniente dalla medesima serie di quello in vendita da Christie’s. Quest’ultima opera, un olio su tela misurante 60x92 cm, è infatti parte di una serie di nudi femminili che l’artista realizzò su commissione dell’amico mercante Léopold Zborowsky.
Tra le opere di Modigliani più conosciute al mondo, non esiste monografia dedicata all’artista che non l’abbia pubblicata mentre tra le sedi museali in cui è stata esposta figurano il Palais des Beaux Arts di Bruxelles, lo Stedelijk Museum di Amsterdam e la Royal Academy di Londra e Palazzo Reale a Milano.
Una vicenda in parte anche bresciana, considerato che fino al 1949 il dipinto ha fatto parte della collezione dell’avvocato Pietro Feroldi, prima di essere venduto all’industriale milanese Gianni Mattioli (a metterlo in vendita oggi, pare, è la figlia Laura Mattioli Rossi) per 5 milioni di lire. Cifre irrisorie rispetto alle stime attuali, eppure la città Brescia non colse l’offerta avanzata da Feroldi. Alla fine degli anni Quaranta l’avvocato aveva infatti proposto alle istituzioni dell’epoca di acquisire la collezione, ma non se ne fece nulla.
Mattioli non si fece sfuggire l’affare: per 26 milioni, con il «Nudo» di Modì, partirono per Milano 70 dipinti, 9 disegni e 8 sculture realizzate da alcuni dei più grandi Maestri dell'arte novecentesca come Picasso, Braque, Derain, De Chirico, Carrà o Morandi. Peccato, verrebbe da dire. Ma questa è un’altra storia.
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