Uno scudo bresciano contro la marea nera

Mentre dalla piattaforma Deepwater Horizon affondata nel Golfo del Messico continua a fuoriuscire petrolio, in mezzo all'oceano e a ridosso delle coste si stanno collocando chilometri di barriere galleggianti in grado di arginare il cammino del greggio. Alla fornitura di queste barriere sta provvedendo anche la Resinex, azienda franciacortina con sedi a Rovato, Adro, Torbiato e Milano.

Il primo chilometro di teli in pvc con struttura galleggiante in polietilene espanso è già collocato nelle acque del Golfo, mentre il secondo sta raggiungendo la Louisiana in queste ore. A Rovato un'altra colonna di container è pronta ad essere spedita negli States: il ritmo di produzione della Resinex è stato triplicato, pari a mille metri di barriere la settimana, per far fronte alle richieste della Bp. Si cerca di tamponare il flusso di petrolio dalla falla a 1.500 metri di profondità e al contempo di arginare quello già presente in acqua. Con le barriere da mare aperto, a galleggiamento orizzontale, alte anche più di un metro e in grado di resistere a forti sollecitazioni, vengono create delle isole in cui si rinchiude il petrolio perché si possa procedere ad aspirarlo in maniera relativamente agevole. La Resinex fornisce anche barriere più piccole, a galleggiamento verticale, adatte a sbarrare le acque più vicine alle coste o dei molti canali che dal mare attraversano la terraferma.

Si tratta dunque di un doppio scudo che deve combattere contro un gigante nero le cui proporzioni continuano ad aumentare. Le emergenze, purtroppo, sono il pane quotidiano di chi, come l'azienda franciacortina, produce sistemi di protezione.