Una ripresa senza giovani?
Dopo un buon 2015, molti grandi gruppi manifatturieri bresciani hanno chiuso l’anno con un’ulteriore crescita di ricavi, margini e utili. «La ripresa c’è» ammettono i nostri capitani d’industria, legittimando anche la loro leadership nell’economia nazionale.
Nel frattempo il sistema Brescia continua a mostrare la sua forza anche all’estero: da aprile a giugno il valore dell’export ha fatto un balzo dell’8,5% rispetto allo stesso periodo del 2016. Sui mercati mondiali, in quei tre mesi, le aziende bresciane hanno venduto beni per oltre 4 miliardi.
Tuttavia, anche nella nostra provincia la disoccupazione (sopra l’8%, quasi il triplo rispetto al periodo pre crisi) resta un problema di primo ordine. In particolare per i giovani. La fuga di cervelli all’estero - ha calcolato il Centro studi di Confindustria - costa all’Italia 14 miliardi l’anno.
Uno spreco. Soprattutto ora che il nostro sistema produttivo si trova nel bel mezzo della quarta rivoluzione industriale. Ma che rivoluzione sarà senza i giovani? Una rivoluzione senza futuro. Ecco perché non si possono sottovalutare i valori della scuola e del merito. Ecco perché imprese e istituzioni non possono trascurare e demotivare le nuove generazioni.
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