Economia

Una legge regionale per tutelare i microbirrifici: 36 i marchi a Brescia

Istituito l’apposito registro 327 i produttori di birra in Lombardia: un business che supera i 70 milioni
Birrifici artigianali, un comparto da tutelare
Birrifici artigianali, un comparto da tutelare
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Si potrebbe dire che il 2023 si apre con un brindisi a base di birra. Sono ben 36, infatti, i birrifici artigianali in terra bresciana, una parte consistente della filiera brassicola lombarda che, nella categoria in questione, annovera 327 realtà operative (triplicate in dieci anni) con più di 1.500 addetti ed un fatturato stimato in 70 milioni di euro.

Proprio per tutelare tale comparto, emblema delle tradizioni e della cultura enogastronomica dei nostri territori, la Regione ha approvato nei giorni scorsi un provvedimento per promuovere, anche attraverso l’istituzione di un marchio specifico, i birrifici artigianali che operano in Lombardia e che rappresentano una realtà importante in termini di occupazione e per la capacità di attrazione del turismo.

Il registro

L’innovativa legge prevede l’istituzione di un apposito registro dei microbirrifici e, fra le tante iniziative, l’attivazione di percorsi di formazione ad hoc, il sostegno a programmi di cooperazione e partnership tra imprese di produzione e imprenditori agricoli, lo sviluppo di percorsi turistici dedicati alla produzione e al consumo di birra artigianale; saranno inoltre definiti marchi regionali di qualità, riferiti ai diversi territori, per «certificare» la filiera di produzione e il valore dei microbirrifici. Le misure previste sono pensate per i piccoli birrifici indipendenti che producono meno di 10mila ettolitri l’anno di birra artigianale, cioè non sottoposta durante la produzione a processi di pastorizzazione e microfiltrazione.

I numeri

E, nel Bresciano, sono appunto 36 (secondo il dato aggiornato del portale Birra&Sound www.birraandsound.it), quasi un decimo del totale i birrifici, beer firm e brew pub interessati, con una concentrazione decisamente più alta della media. Una galassia composta da produttori artigianali, dove la birra nasce dalla passione e fantasia del mastro birraio, in grado di fornire un prodotto di altissima qualità, spesso con annesso un locale dove poter gustare la bionda spumeggiante e che tratteggiano una rete sull’intera superficie della provincia, dal capoluogo a Darfo Boario Terme, da Passirano a Malonno, dal Sebino alla Gardesana.

Sinergia col turismo

Sono piccole imprese d’eccellenza che fanno da volano turistico per i nostri luoghi, accordando un valore aggiunto alla realizzazione degli itinerari naturalistici, culturali ed enogastronomici. L’arte brassicola, del resto, affonda radici in tempi molto remoti (l'origine della bevanda risale addirittura alle prime civiltà dei paesi asiatici, dove le tribù primitive diedero il via alla coltivazione dell'orzo e del frumento, entrambi ingredienti base per la produzione di birra), anche se il luppolo è stato introdotto solo dopo l'anno Mille, con una regolamentazione della monaca tedesca Sant'Hildergarda di Bingen (considerata da molti come l’«inventrice» della birra che siamo abituati a bere).

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Oggi le tecniche di produzione della birra artigianale, fermo restando l'utilizzo di macchinari moderni, rimangono molto simili quanto a ciclo e fasi di lavorazione, comportano l’utilizzo solo di materie prime di alta qualità e non contemplano la filtrazione, l’aggiunta di conservanti e la pastorizzazione. Metodiche che i birrifici artigianali applicano nel pieno rispetto dell’ambiente e puntando sempre più ad una produzione sostenibile. Il comparto della birra artigianale, ricordiamo, vale il 4% del mercato nazionale, produce in media 500mila ettolitri l’anno, di cui circa il 20% in biologico, fattura oltre 250 milioni di euro e dà lavoro a 7mila persone (dati Cia-Agricoltori Italiani e Unionbirrai). L’Italia per numero di birrifici artigianali è al quarto posto in Europa dietro a Regno Unito, Germania e Francia.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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