Economia

Un prestito a tasso folle per poter studiare

Le amarezze di un artigiano che, per via della crisi, non riesce a pagare la retta universitaria della figlia
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Studiare costa impegno, fatica e anche denaro. Lo sa bene Maria, questo il nome di fantasia che abbiamo dato a una 23enne bresciana all’ultimo anno di università, che grazie ai libri ha capito cosa vuole fare da grande: l’insegnante.

Maria ha buoni voti, rispetto a tanti suoi coetanei è in linea con il piano di studi, ma quando le hanno recapitato l’ultima retta da pagare per un attimo ha visto sfumare il suo sogno. Suo padre è un piccolo artigiano dell’hinterland che con le proprie mani si è costruito un lavoro e cresciuto una famiglia. «Ho cinque figli - racconta -: la più grande si è già sposata e non vive più con noi, ma restano gli altri quattro e si fa davvero fatica ad arrivare a fine mese».

Maria, per non pesare troppo sul bilancio familiare, si è trovata un lavoro in una cooperativa sociale, ogni mattina assiste un bambino down in una scuola elementare della provincia. «Da una semplice collaborazione - aggiunge con orgoglio il padre - le hanno offerto un contratto a tempo indeterminato». Diciotto ore settimanali per un compenso mensile di circa 420 euro. Con questa cifra Maria copre gran parte delle sue spese personali, ma non quelle universitarie. «La retta - continua suo padre - l’abbiamo sempre pagata noi, anzi. Per la verità mi aiutavano i miei genitori, ormai ottantenni ed entrambi pensionati, con un prestito che poi restituivo loro nel tempo. Ma ora non possono più permetterselo...».

Anche il nostro artigiano è entrato nel vortice della crisi e la sua banca, per assicurargli il fido (salvo buon fine) da 20mila euro mensili, ha chiesto una garanzia di pari importo. «I miei genitori - racconta il papà di Maria - per permettermi di lavorare hanno così versato un fidejussione da 20mila euro. Erano i loro risparmi».

Resta però la retta dell’università di Maria da pagare. La ventitrenne decide allora di rivolgersi alla sua banca per chiedere un prestito di 3.500 euro. L’istituto di credito valuta ovviamente la sua condizione familiare e prima di dare il via libera al finanziamento, per evitare qualsiasi rischio, fa firmare alla ventitrenne una assicurazione e chiede a suo padre di fare da garante.

I due non possono che accettare. Maria riceve il prestito da 3.500 e lo versa su un libretto al portatore. Nei prossimi tre anni e mezzo dovrà però impegnarsi a rimborsarlo a un taeg (tasso annuo effettivo globale) del 12,80%; fra quarantadue mesi, insomma, il prestito da 3.500 euro le sarà venuto a costare (compreso di assicurazione) 4.600 euro. «Era l’unica soluzione possibile - ammette il papà di Maria -, ma non le nascondo che sono amareggiato: non è così che si aiutano i giovani».

Erminio Bissolotti

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