Ubi pronta a bocciare l'Ops di Intesa, nuovo piano in cda
Dopo quattro mesi e mezzo dall'annuncio dell'offerta di scambio di Intesa Sanpaolo, Ubi Banca si prepara a dare la sua valutazione sull'operazione con cui Cà de Sass punta a consolidare la sua leadership in Italia e il suo status di player europeo. Il cda della banca guidata da Massiah si riunirà in mattinata per esaminare la proposta di Intesa, che offre 1,7 azioni in cambio di un titolo di Ubi. Non vi sono molti dubbi sul fatto che il cda, fino ad ora costretto al silenzio dalla passivity rule, bocci un'operazione che i suoi azionisti forti, alcuni dei quali rappresentati in consiglio, hanno definito ostile, finanziariamente inadeguata e industrialmente inaccettabile per via del fatto che porterà alla scomparsa di Ubi, previa cessione di circa un terzo delle sue filiali. Il giudizio del cda verrà riversato nel comunicato dell'emittente che dovrà contenere «ogni dato utile per l'apprezzamento dell'offerta e una valutazione motivata» del board «sull'offerta stessa e sulla congruità del corrispettivo, con l'indicazione dell'eventuale adozione a maggioranza».
Al documento verranno allegate le fairness opinion degli advisor (Goldman Sachs e Credit Suisse) ed eventualmente anche un parere degli amministratori indipendenti. Se la bocciatura è scontata, il cda dovrà però convincere i propri azionisti - dando loro una prospettiva chiara - del fatto che Ubi come banca autonoma può generare più valore che non accasandosi con Intesa. Prospettiva che, con ogni probabilità, verrà delineata nell'«aggiornamento del piano industriale» che - ha annunciato la banca in serata - sarà domani all'esame del board e che la presidente Letizia Moratti e l'ad Victor Massiah presenteranno agli analisti e alla stampa.
Il ceo Carlo Messina, con l'advisor Mediobanca, ha messo sul piatto un premio del 23,7% sull'ultima chiusura di Borsa di Ubi ante-offerta e del 35% circa sul prezzo medio ponderato dei sei mesi precedenti, offrendo ai soci di Ubi, che avranno tempo dal 6 al 28 luglio per decidere, la possibilità di entrare a far parte di una banca più grande, solida e con un track record di rendimenti cedolari più corposi. Il patto Car, che riunisce poco meno del 20% di Ubi, ha fino ad ora definito l'offerta «irricevibile». Ma, ha fatto sapere, si riserva «ulteriori valutazioni» a valle del cda di Ubi e in presenza di «eventuali sviluppi» dell'offerta. Un riferimento, forse, alla richiesta di condizioni migliorative da parte di Intesa, accusata di sottovalutare Ubi.
«Auspichiamo» un ritocco del prezzo, ha detto chiaramente Aldo Poli presidente della Fondazione Banca del Monte di Lombardia, in un'intervista al Sole 24 Ore, in cui si è detto disponibile «a valutare e studiare i termini dell'offerta». Al momento non risultano tavoli aperti, anche perché Messina ha escluso in maniera categorica qualsiasi ritocco. I soci bresciani, a cui fa capo circa l'8% del capitale, attendono la risposta di Ubi prima di esprimersi. Parvus e Silchester, fondi che hanno in mano rispettivamente l'8% e l'8,6%, non commentano le proprie strategie.
Intanto i titoli sono allineati al concambio, segno che Piazza Affari crede nel successo dell'offerta, che deve raccogliere almeno la metà del capitale ma che senza il 66,7% potrebbe incontrare ostacoli di esecuzione sul fronte della cessione degli sportelli a Bper. Gli analisti di Exane Bnp Paribas si aspettano che la «stragrande maggioranza degli investitori istituzionali» aderisca all'ops e che anche «alcuni membri» dei tre patti di Ubi lo facciano. Per il broker meglio consegnare le azioni: non farlo sperando di spuntare un prezzo migliore è una «strategia rischiosa», perché se l'offerta fallisse il titolo Ubi scenderebbe mentre il valore del recesso, in caso di fusione, potrebbe essere inferiore a quanto offerto da Intesa.
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