Ubi Banca, Cassazione cancella la multa comminata da Consob
La multa da 895mila euro che la Consob comminò nel settembre 2015 ai consiglieri di sorveglianza di Ubi Banca per non aver informato correttamente il mercato sulle modalità di composizione del suo comitato nomine non doveva essere inflitta. A mettere la parola fine a una vicenda che ha fatto rumore per i soggetti coinvolti (su tutti l'ex presidente di Intesa Giovanni Bazoli) e per aver contribuito ad alimentare le accuse, oggetto di un processo penale in corso a Bergamo, che Ubi fosse governata da un «patto occulto» è stata la Cassazione.
La Suprema Corte ha infatti respinto il ricorso proposto della Consob contro la sentenza della Corte di Appello di Brescia che, nel 2017, aveva annullato la sanzione emessa contro i consiglieri in carica tra il 2009 e il 2013, condannando l'authority di Borsa a rifondere le spese del giudizio. La Consob aveva imputato agli amministratori la mancata vigilanza sulla predisposizione delle relazioni sul governo societario tra il 2009 e il 2013, nelle quali veniva omesso «il riferimento ai principi di pariteticità, alternatività e tendenziale alternanza fra derivazione Bpu e derivazione Banca Lombarda disciplinanti la composizione del comitato nomine e degli organi della banca», nata nel 2007 dalla fusione tra la bresciana Banca Lombarda e la bergamasca Bpu, che avevano in Bazoli ed Emilio Zanetti i rispettivi punti di riferimento.
Nella sentenza depositata ieri - che chiude la vicenda per gli ex consiglieri Giuseppe Lucchini, Salvatore Musumeci e Pietro Gussalli Beretta - la Cassazione afferma come non sia «possibile attribuire una responsabilità per omessa vigilanza sull'attuazione dello statuto al consiglio di sorveglianza per non aver vigilato affinché la relazione sul governo societario contenesse nel dettaglio le informazioni relative alla disciplina ed al funzionamento» delle «nomine» in Ubi Banca. In caso contrario, spiega ancora la sentenza, «si verrebbe a creare...un illecito amministrativo non previsto dal legislatore». Che tra l'altro «non ha previsto alcuna sanzione per l'omissione» delle informazioni in oggetto neppure a carico del consiglio di gestione, che era l'organo preposto alla redazione del documento.
Anche la Corte d'Appello di Brescia, annullando la multa Consob, aveva riconosciuto la correttezza dell'operato del consiglio di Sorveglianza. «La pariteticità» tra bresciani e bergamaschi, si leggeva nel dispositivo, «è espressamente prevista nell'art. 1 dello Statuto quale ispiratore della nuova banca, per cui non può ragionevolmente porsi indubbio la natura programmatica del medesimo quale principio fondante la operatività della nuova banca» e «non appare condivisibile la interpretazione sulla base della quale Consob ha ritenuto la sussistenza del disallineamento fra Statuto e Regolamento».
Il verdetto della Cassazione arriva mentre a Bergamo è in corso il dibattimento del processo che vede molti degli ex vertici di Ubi Banca imputati con l'accusa di ostacolo all'attività di vigilanza e illecita influenza sull'assemblea.
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