Economia

«Tutto vero, ma adesso servono soluzioni»

Continuano ad arrivare testimonianze e commenti alla nostra inchiesta
Lavoratori al computer - © www.giornaledibrescia.it
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Lettrici e lettori continuano a dirci la loro traendo spunto da questa inchiesta a puntate sul lavoro nel Bresciano. E chiedono soluzioni a problemi annosi che sembrano irrisolvibili. «Ci confermate cose che sappiamo già, la grande questione è "Che fare?"» è il senso dei messaggi di molti. «Non si fa formazione, non si premia chi merita, non si paga il giusto chi lavora bene. Si risparmia sui dipendenti con le delocalizzazioni e poi si va a strapagare manager per comperare merce di scarsa qualità dall’estero… mentre bisogna che siano abbassate le tasse, sono vent'anni che noi artigiani siamo strozzati» (Debora Rossi).

«Sulla questione retributiva incide la legge del mercato: posso trovare chiunque per rimpiazzarti? Non ti do un centesimo in più. Faccio fatica a trovare un sostituto? Faccio uno sforzo economico per trattenerti» (Alberto Cosi). Sui giovani che non accettano le condizioni offerte: «Anche se fosse ben pagato, un lavoro di 16 ore al giorno offre un modello di vita tossico» (Caterina Favero). «Considerato che ti fanno lavorare in nero e ti pagano una miseria, forse è meglio se i giovani si godano le vacanze... Gli schiavi li lasciassero fare ad altri» (Daniele Curcio). Sul record di occupati stranieri: «Speriamo Brescia possa essere da esempio a tante altre città, dove c’è lavoro per tutti c’è anche più dignità ed integrazione» (Lorenzo Moreschi). «E se non lavorano non va bene, se lavorano non va bene… Decidiamoci» (Alessandro Cremonesi).

«Se poi il modello di eccellenza cantieristica bresciana potesse essere replicato all'estero (per esempio nei paesi da cui importiamo) dove mancano infrastrutture (autostrade, ospedali, ecc.) si avrebbero sicuramente effetti esponenziali positivi per tutti» (Stefano Tosoni). «Anche nelle aziende che pagano bene ormai si presentano principalmente stranieri per i colloqui da operaio, e meno male» (Carlo Fratta Garneri). Sulla selezione: «Conosco donne che hanno dovuto firmare una lettera di dimissioni con la data in bianco, da utilizzare alla prima maternità. E altre che lavorano 5 giorni alla settimana dei quali 3 in busta e gli altri 2 in nero (alla faccia dei contributi pensionistici). E gente il cui capo incassa i finanziamenti per la formazione, fa firmare un foglio ai dipendenti per dimostrare che hanno fatto un corso, ma ovviamente di corso neanche l'ombra» (Marie Caffi).

«Io ho sempre trovato lavoro a Brescia, ma i contratti sono al ribasso... con un diploma alberghiero si può lavorare dieci anni tra ristoranti e bar, essere cambiati di postazione per rinnovare il contratto da apprendista, fino a essere pagati 6,18 euro l’ora, poi essere licenziati perché conviene un altro apprendista» (Laura Migliorati).

Sulle aziende: «Gli imprenditori vogliono ricavare utili senza reinvestire in formazione del personale e innovazione aziendale. Poi si lamentano» (Pierluigi Macario). «E si chiedono: perché i nostri giovani scappano all'estero? Perché non si comprano una casa, non si sposano, non fanno figli? Bella domanda» (Claudia Maria Piccardi). L’inchiesta proseguirà finché non arriveranno le risposte.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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