Economia

TrainerWall, la camera filtro portatile a prova di virus

Realizzata da Itl, spin-off dell’Università degli studi di Brescia, contiene i patogeni nelle aree di terapia
Il prototipo di TrainerWall - © www.giornaledibrescia.it
Il prototipo di TrainerWall - © www.giornaledibrescia.it
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Se nell'era Covid-19 i dispositivi di protezione personale sono diventati un compagno di viaggio imprescindibile per tutti, nell'ambiente sanitario spesso non bastano. Accanto a mascherine, guanti, camici, occhiali e calzari, infatti, sempre più strategica è diventata la presenza di ambienti controllati capaci di separare, proprio come farebbe un filtro, la zona contaminata dalla zona pulita, prevenendo e evitando eventuali errori nella rimozione dei dpi a causa della stanchezza o della mancanza di formazione specifica.

Ecco allora che a risolvere il problema ci ha pensato una start up bresciana, la Italian Technology Lab (Itl) start-up innovativa e spin-off dell’Università degli Studi di Brescia, che ha studiato e brevettato TrainerWall, una «camera filtro» portatile per contenere i patogeni nelle aree di terapia sub-intensiva ricavate dalla temporanea riconversione di reparti delle strutture ospedaliere di norma non destinati a pazienti contagiosi.

A quasi 3 mesi dall'arrivo della pandemia nel nostro Paese, i numeri lasciano infatti poco adito a dubbi: gli operatori sanitari contagiati dal coronavirus sono stati 25.937 (fonte: Istituto Superiore di Sanità, aggiornato a ieri), un dato che palesa come l’ambiente ospedaliero possa diventare un importante amplificatore epidemico, perché il contatto con superfici infette talvolta rischia di essere un veicolo di contagio più insidioso delle «goccioline» in sospensione nell’aria (droplet), efficacemente combattute invece dai Dpi.

Da qui l'idea di ITL, nata nel 2012 come start up innovativa a supporto del settore biomedicale, che in poche settimane ha sviluppato appunto una camera filtro dotata di molteplici vantaggi. In primis, quello di poter essere smontata e montata in varie configurazioni, in modo da adattarsi a contesti diversi e non ingombrare il passaggio delle barelle. Poi, quello di poter essere sanificata e riutilizzata per nuove epidemie o per la formazione. Infine, quello di garantire un montaggio «lampo», perché bastano due tecnici per costruirla in un paio d'ore.

La domanda di brevetto è già depositata e grazie alla collaborazione tecnica di altre 4 aziende (Agritech e Eltech di Calvisano; H8 di Passirano e Polytech, del gruppo PERI GmbH, di Affi) è già disponibile anche un prototipo pronto all’uso. Tutti gli attori coinvolti (l'ad di Itl Giorgio Ramorino e Vincenzo Cemmano dell’Ausl Bologna, che hanno avuto l'idea, ma anche la ricercatrice del Dipartimento d’ingegneria meccanica dell’Università di Brescia Giovanna Cornacchia, l'ad della start up Lean4Digital Marco Belardi, la dott.ssa Elena Roca della Poliambulanza e le aziende partner che collaboreranno alla costruzione) hanno prestato la loro opera pro-bono e, vista la mission di migliorare le procedure di sicurezza in Italia.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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