Economia

Timken di Villa Carcina: 106 lavoratori a rischio licenziamento

La multinazionale, specializzata nella produzione di cuscinetti per l'automotive, ha fatto sapere che chiuderà lo stabilimento bresciano
  • I lavoratori della Timken di Villa Carcina in sciopero
    I lavoratori della Timken di Villa Carcina in sciopero
  • I lavoratori della Timken di Villa Carcina in sciopero
    I lavoratori della Timken di Villa Carcina in sciopero
  • I lavoratori della Timken di Villa Carcina in sciopero
    I lavoratori della Timken di Villa Carcina in sciopero
  • I lavoratori della Timken di Villa Carcina in presidio permanente - © www.giornaledibrescia.it
    I lavoratori della Timken di Villa Carcina in sciopero
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    I lavoratori della Timken di Villa Carcina in sciopero
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Sono 106 i dipendenti della multinazionale Timken con sede a Villa Carcina, specializzata nella produzione di cuscinetti ingegnerizzati per l'automotive, che questa mattina hanno avuto la comunicazione della chiusura dello stabilimento bresciano, che quindi metterebbe a serio rischio tutti i posti di lavoro. Un fulmine a ciel sereno in seguito al quale i dipendenti si sono messi in sciopero con presidio permanente.

«Questo cambiamento, per quanto difficile, è necessario per ottimizzare le attività e riorganizzare l'assetto produttivo dell'azienda, con l'obiettivo di servire al meglio i clienti globali. Nei prossimi giorni, i rappresentanti dell'azienda si incontreranno con tutte le parti sociali interessate, le istituzioni e le autorità competenti per trovare la migliore soluzione per gestire questo cambiamento. L'azienda è intenzionata a garantire supporto ai dipendenti coinvolti, attraverso misure che includono la possibilità per i candidati qualificati di fare domanda di assunzione per posizioni aperte presso altri stabilimenti del Gruppo» si legge in una nota diffusa dall'azienda.

«Altra settimana, nuovi licenziamenti. Il motivo? Non è dato saperlo» ha affermato il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni. «Eppure ho l'impressione - prosegue - che sia la stessa storia della Giannetti Ruote di Monza, della Gkn di Campi Bisenzio, della Whirlpool di Napoli. Si scarica su lavoratori e lavoratrici il peso della crisi. E il "governo dei migliori"? Non pervenuto. Non ci rassegniamo - conclude Fratoianni - e continueremo a sostenere la lotta di lavoratori e lavoratrici per difendere il loro futuro e la loro dignità».

«È evidente che stiamo assistendo all'ennesima aggressione al lavoro e al tessuto industriale e sociale di un territorio da parte di una multinazionale che preferisce il licenziamento all'utilizzo di ammortizzatori sociali. La Fiom ha chiesto al Mise di convocare azienda ed istituzioni locali per affrontare l'ennesima vertenza nel settore ed evitare i licenziamenti» hanno dichiarato in una nota congiunta Simone Marinelli, coordinatore nazionale automotive, e Antonio Ghirardi, segretario generale Fiom-Cgil Brescia. «È urgente - scrivono - far ripartire il tavolo del settore automotive per affrontare la fase di transizione e per individuare, con un accordo tra le parti sociali i ministeri competenti e le aziende, gli investimenti e gli strumenti per la tutela dell'occupazione e dell'industria del nostro Paese ed evitare che il cambiamenti ambientali, tecnologici e organizzativi ricadano sulle lavoratrici e sui lavoratori».

«Ci hanno detto che se firmiamo il licenziamento in cambio danno un anno di cassa integrazione per cessata attività, ma abbiamo detto che non ci sono motivi economici per una scelta del genere e che l’azienda ha gli strumenti per tutelare i lavoratori - ha continuato Ghirardi, che ha poi detto - l’azienda ha detto che la loro decisione è definitiva, ma che ci faranno sapere domani in merito a quanto chiesto. Prima decidono e poi discutono».

 

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