«Tensione improvvisa», Fonderie Cervati sotto scacco
Il volume d’affari della Fonderie Cervati è in crescita da alcuni anni. Dal 2018 al 2021, il gruppo di Castegnato è passato da un monte vendite di 12 milioni a corrispettivi per 19 milioni, nonostante le difficoltà di approvvigionamento delle materie prime riscontrate nell’ultimo periodo. L’impresa guidata da Stefano Cervati dà lavoro a 115 addetti e nei suoi piani prevede (prevedeva?) un aumento dei livelli occupazionali già nel breve periodo.
Il 2021, tuttavia, si è chiuso con una «tensione finanziaria improvvisa» che ha messo sotto scacco la società. Tant’è che martedì l’imprenditore bresciano ha depositato in Tribunale l’istanza di ammissione al concordato preventivo «in bianco», ossia con riserva di presentare in futuro, meglio se nell’arco di centoventi giorni, un progetto di risanamento finanziario, preferibilmente mantenendo la «continuità aziendale».
Nel ricorso presentato al Palagiustizia, i legali di Cervati, gli avvocati Andrea Zaglio e Davide Ambrosi, descrivono la genesi di questa fatidica e «improvvisa tensione finanziaria». In sostanza, sulla Fonderie Cervati gravavano fatture insolute verso la Fondermat (realtà siderurgica con sede a Cellatica) per 1 milione e 932mila euro.
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La prima società vantava però un accordo di rateizzazione in cinque anni di tale debito. «Tuttavia - spiegano i due professionisti - successivamente alla dichiarazione di fallimento della Fondermat, pronunciata in data 21 ottobre 2021, il fallimento ha dichiarato l’accordo di dilazione di pagamento precedentemente sottoscritto non opponibile alla procedura, intimando di fatto l’immediato pagamento della intera somma».
Cervati ha tentato comunque una mediazione, ma senza successo. «Al fine di beneficiare degli effetti protettivi del proprio patrimonio - riportano i legali - e di impedire che i tempi di predisposizione della proposta e del piano di concordato consentano ad alcuni creditori di costiuirsi cause di prelazione e/o portare a compimento azioni esecutive individuali, la società reputa necessario adire la procedura di concordato preventivo in bianco».
Non va trascurato peraltro il fatto che sulla Fonderie Cervati pesa da inizio anno una istanza di fallimento. Uno spettro che ineluttabilmente mette a rischio il futuro del gruppo e dei suoi 115 dipendenti. «Un’eventuale dichiarazione di fallimento - avvertono i legali nell’istanza di ammissione al concordato - determinerebbe uno svilimento degli attivi e un grave pregiudizio in termini di redditività e continuità occupazionale diretta e indiretta, oltre a un rilevante aggravamento del passivo a causa dell importanti penali e indennizzi addebitabili alla società in caso di cessazione improvvisa delle forniture come previste dai contratti in essere».
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