Techne in Usa «senza paura»: la sfida di Davide Peli
Qualcuno se la ricorderà la risposta che Carlo Maria Cipolla (economista, grande divulgatore, ironico come pochi) dette a chi gli chiedeva cosa mai dovessero fare le nostre piccole aziende, i nostri artigiani, per battere la crisi e la globalizzazione: «Continuare a fare, all’ombra dei nostri campanili, le cose belle e utili che piacciono al mondo». Più facile a dirsi che a farsi? Forse. Ma ci si può provare, senza paura.
Davide Peli, fondatore della Techne di Brescia (laboratori di metrologia e commercio di tecnologia annessa), nonchè presidente dei Giovani di Confartigianato, ci sta provando. A Charlotte, nel Nord Carolina, ha costituito la Techne Usa con un duplice obiettivo: avere negli Stati Uniti un punto di riferimento su quel che di nuovo emerge in ambito tecnologico e, per contro, vedere se si possono vendere alle aziende americane i servizi che i laboratori di metrologia diTechne possono fornire.
Allora, a sei-sette mesi dalla costituzione di Techne Usa che sensazioni si hanno, che effetti ci sono, che numeri si portano a casa? «Direi che tutto sta andando per il meglio», commenta Davide Peli reduce da un viaggio negli Usa; «le attese sin qui sono confermate». Curiosa questa storia di un artigiano, pur se strutturato (24 collaboratori, 2,4 milioni di fatturato nel 2017, 2,7 milioni l’anno scorso, quest’anno a giugno eravamo a 2,2 e si chiuderà l’anno - stima Peli - a 3,5 milioni) che decide di imbarcarsi nell’avventura Usa.
Il pretesto fu il capire come poter importare direttamente un certo componente (che Peli tiene riservato) senza pagare pedaggi ad agenzie ed importatori. «È semplice - gli disse il produttore americano: devi costituire una società in Usa». Riflessioni, valutazioni, l’idea che da quella società si potesse allargare l’orizzonte, creare uno zoccolo duro iniziale e poi tentare di crescere. E Techne Usa è nata. Due collaboratori, una piccola sede a Charlotte, città che ai tempi della corsa all’oro divenne fra le mete delle carovane dei cercatori di pepite oggi ricordati in tanti musei.
Una società, per tornare a Techne Usa, che esporta tecnologia e importa i servizi della casa madre bresciana. «Ho trovato - dice Davide Peli - un terreno sorprendentemente positivo per il made in Italy. C’ è un riconoscimento per il valore della nostra industria, di quella meccanica e dell’automotive in particolare, che mi ha sorpreso. Ci considerano bravi, apprezzano la nostra capacità di lavoro, dicono che la nostra meccanica è come il nostro vino: eccellente. «Certo - continua Peli - mi sono misurato con i problemi, le dimensioni, le vastità di quel mondo, ma ho avuto anche modo di apprezzare alcune cose che dovremmo copiare: più assumi personale e meno paghi di tasse, ad esempio, ma - anche - la serietà del sistema fiscale Usa: se non paghi le tasse vai dentro.
A settembre-ottobre si tornerà negli Usa «per mettere a terra, come si dice, contatti, rapporti e trasformare preventivi in accordi. Ho molta fiducia - commenta ancora Davide Peli - sia per quanto riguarda gli acquisti di tecnologia sia nella fornitura dei nostri servizi di misurazione visto che abbiamo qualità certificate da enti primari ma i nostri costi sono praticamente la metà di quelli americani».
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