«Talent in motion» per contrastare la fuga di cervelli
Sono oltre 81mila secondo gli ultimi dati disponibili gli studenti che hanno deciso di andarsene dall’Italia per studiare e lavorare all’estero, per un costo di oltre 14 miliardi di dollari che grava sul nostro paese. Un fenomeno di «fuga di cervelli» che sembra non accennare a diminuire e che ha portato alla nascita di «Talents in motion», una start-up promossa da oltre 40 gruppi italiani ed esteri allo scopo di promuovere le attrattive del nostro paese e nata dalla fusione di energie tra Camera di Commercio di Milano Monza Brianza e Lodi, Yes Milano, Regione Lombardia, Unione Confcommercio, Assolombarda, Anitec-Assinform, Confindustria Digitale e Forum della Meritocrazia. La piattaforma online permette di garantire una visibilità internazionale ai progetti nati nel nostro paese e rivolto ai talenti fuggiti all’estero, che possono trovare tutte le informazioni necessarie sul contesto fiscale, legale e amministrativo dei progetti e trovare numerosi articoli ad hoc.
«Il numero crescente di giovani che vanno all'estero, per restarci, penalizza il nostro Paese – dice Carlo Sangalli, presidente Camera di commercio di Milano, Monza Brianza e Lodi –. Dobbiamo invece attrarre e valorizzare capitale umano a livello internazionale sia italiano che straniero. Questo progetto contribuisce a rafforzare l’immagine dell’Italia all’estero».
Perché i giovani fuggono dall’Italia? Secondo un sondaggio condotto dall’ufficio studi PwC su un campione di giovani cervelli all’estero, l’85% ritiene che il paese in cui lavora ora offra un miglior contesto professionale e più prospettive di carriera. Il 26% non tornerebbe più in Italia anche di fronte ad un’offerta migliore, mentre il 68% lo farebbe solo per una posizione con uguale o maggiore prestigio e remunerazione, benché il 60% dei talenti da quando è all’estero non abbia più cercato opportunità in Italia.
Cosa li trattiene dal tornare? Per il 30% il timore di limitate prospettive di carriera e crescita personale nel nostro paese, per il 30% la paura di scontrarsi con corruzione e clientelismo. Il 28% afferma che gli stipendi italiani sono troppo bassi, il 26% trova la qualità della vita all’estero migliore, il 21% accusa l’Italia di un contesto lavorativo poco stimolante, e il 14% ha ormai legami famigliari o affettivi nel paese d’accoglienza.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato