Superbonus a rischio flop senza una proroga di tre anni
La battuta d’arresto ha del clamoroso. Le domande di incentivi fiscali per ristrutturazione edilizia hanno registrato un drastico calo in Italia. È la seconda volta nei 22 anni di storia dei bonus (la prima fu registrata nel 2015) che accade. La stima - aggiornata al mese di settembre - è del Cresme (il Centrodi ricerche di mercato per l’edilizia) che nei giorni scorsi ha presentato alla Camera il rapporto annuale degli investimenti in manutenzione edilizia straordinaria in Italia indotti dai bonus del 50% per le ristrutturazioni e del 65% per il risparmio energetico.
Le domande presentate sono passate da 1.763.198 a 1.519.863 (-13,8%), mentre gli investimenti generati dagli incentivi sono calati da 28,762 miliardi a 25,105 (-12,7%). Calo inatteso, che ha letteralmente sorpreso il Governo, che proprio nei mesi scorsi ha lanciato la formula del Bonus Casa 110% per cento a sostegno del comparto edile e come pilastro per la ripresa.
L’attività di manutenzione straordinaria collegata alle detrazioni fiscali rappresentano intorno al 54% dell’intero mercato della ristrutturazione edilizia. La contrazione complessiva a livello nazionale stimata dal Cresme è del 10,4%. Ricordiamo ad esempio che nella sola provincia di Brescia quasi 85mila edifici sono stati costruiti prima del 1969 e oltre la meta dei 230mila edifici residenziali è stato edificato prima del 1980. Gli incentivi fiscali vanno a toccare un’ampia platea di imprese della filiera della casa - che comprende edilizia, installazione di impianti, immobiliare, servizi professionali e l'indotto manifatturiero di prodotti in legno, materiali da costruzione, cemento, calce e gesso, pietre e metallo operano a Brescia 26.857 imprese di cui 11.476 artigiane e occupa 61.012 addetti, 25.505 nell'artigianato.
La battuta d’arresto risulta ancora più clamorosa alla luce del sSperbonus nato per imprimere un’accelerazione ai lavori. Cosa è successo? Ad influire è stata certamente la crisi pandemica, ma una causa concorrente risiede anche nel fatto che proprio nel 2020 è arrivato sul mercato l’incentivo del superbonus 110% e diverse attività di manutenzione straordinaria sono state comprensibilmente differite in attesa del pieno avvio del percorso attuativo che prelude all’operatività del nuovo incentivo. Secondo i dati del Cresme la frenata parte da aprile, quando il confronto con l’anno precedente dava un -13,3%. A maggio le prime voci sul superbonus e la decisione del governo: la caduta delle domande di incentivi è verticale, un record storico, -57,9%, seguito da un -42,6% del mese di giugno. Poi la situazione si raffredda nei mesi estivi, dove certamente pesa anche il miglioramento generale della situazione pandemica e si registrano un -7,4% a luglio e un -4,6% ad agosto. Ripresina a settembre con un +6,5%.
Il superbonus ha mostrato una, comprensibile e giustificata, complessità sotto il profilo autorizzativo e asseverativo, ed ha bisogno di una fase di rodaggio per essere digerito ed esplicare tutti i suoi effetti. È quindi evidente che senza un allungamento dei tempi il superbonus rischia di essere ricordato come un grande fallimento. «Peggio, rischia di tenere in scacco un settore intero che aspetta la traduzione in fatti della grande promessa e intanto frena anche tutto ciò che ha funzionato per oltre 20 anni - afferma Eugenio Massetti, presidente di Confatigianato Brescia e Lombardia-. Le imprese hanno dimostrato interesse crescente nei confronti del Superbonus 110% ma a due condizioni: la prima è la necessità di semplificare, la seconda è proprio quello di renderlo strutturale, o almeno prorogarlo sin da ora per ulteriori tre anni». C'è un intero mondo (non solo gli operatori dell'edilizia e quelli finanziari, ma anche le famiglie che investono sui loro immobili di proprietà) in attesa. I permessi per avviare i cantieri richiedono tempi. Il termine del 31 dicembre 2021 è davvero troppo vicino.
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