Superbonus 110%, rischio «trappola» per 33mila artigiani
Da superbonus a super trappola il passo può essere breve. Se i crediti legati ai bonus edilizi non si sbloccano, 33mila imprese artigiane nella filiera delle costruzioni rischiano di fallire e 150mila lavoratori rimarranno a casa.
L’allarme lanciato dalla Confederazione nazionale dell'artigianato e della piccola e media impresa (Cna), sulla base di un'indagine presso circa 2mila imprese, è di quelli rossi. Il motivo sono i quasi 2,6 miliardi di euro di crediti fiscali delle imprese che hanno riconosciuto lo sconto in fattura, ma che adesso non riescono più a monetizzare. La consistenza dei crediti bloccati (circa il 15% del totale) sta mettendo in crisi oltre 60mila imprese che ora si trovano con un cassetto fiscale pieno di crediti ma senza liquidità.
Il 48,6% del campione parla di rischio fallimento mentre il 68,4% prospetta il blocco dei cantieri attivati. Inizialmente, l’impresa anticipava per conto dello Stato un beneficio al cliente, facendo affidamento sulla possibilità, prevista dalla legge, di recuperare il valore della prestazione attraverso la cessione a terzi. Ma se prima le aziende riuscivano a cedere questi crediti, adesso il meccanismo si è bloccato, in particolare a partire dall’inserimento del decreto antifrode.
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Secondo quanto lamentato da Cna, la causa è da cercare nelle numerose modifiche normative - cinque in sei mesi - che hanno alimentato incertezza con un effetto negativo su tutti. Le banche, a cui finora si era rivolto il 63,7% delle imprese della filiera, non sono più disposte ad acquistare crediti che ha una quota del 22,6%, e le società di intermediazione finanziaria (5,1%). Le conseguenze di questa impasse ricadono su tutti gli ingranaggi.
«Davanti a norme incerte e continui stop and go - afferma Cna - gli intermediari finanziari hanno bloccato gli acquisti e ad oggi i crediti in attesa di accettazione superano i 5 miliardi e di questi circa 4 miliardi si riferiscono a prime cessioni o sconti in fattura». Secondo Cna, si potrebbe arrivare a una situazione per la quale le imprese di costruzioni - adesso piene di lavoro - non faranno uno sconto in fattura perché impossibilitate a cedere il credito e, quindi, disincentivate ad anticipare l’intero importo che nel migliore dei casi verrà recuperato in 5 anni.
Ma non solo. Se, per esempio, una microimpresa con 200mila euro di fatturato ha 70 mila euro di crediti immobilizzati, non avrà più liquidità e quindi a stento riuscirà a pagare fornitori e collaboratori, trovandosi in difficoltà con tasse, imposte e contributi. Mentre il ministro dello sviluppo Giancarlo Giorgetti da Venezia parla di «pletora di bonus che andrebbero disboscati», la Cna chiede l’intervento urgente del governo per «per scongiurare una gravissima crisi economica e sociale.
I bonus per l’edilizia hanno offerto un contributo molto rilevante al rimbalzo del Pil l’anno scorso e oltre il 90% delle imprese intervistate è convinta che senza una soluzione per svuotare i cassetti fiscali determinerà il mancato avvio di nuovi cantieri con ripercussioni negative sull’intera filiera».
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