Stanadyne, i dipendenti temono la chiusura della storica azienda
Gli oltre 100 lavoratori della Stanadyne, storica azienda di Castenedolo che ora fa capo ad una multinazionale americana, da stamattina sono sotto shock a seguito dell’annuncio improvviso della messa in liquidazione dell’azienda.
«Alle 8.30 di stamattina l’azienda ci ha comunicato la messa in liquidazione, una decisione presa tra l’altro nel mese di novembre, perché è importante che questo dettaglio sia noto», ha spiegato Barbara Basile, segretaria Fiom Brescia, che ha tempestivamente indetto assieme ai lavoratori un’assemblea permanente nel piazzale antistante lo stabilimento di via Matteotti. «Non ci fermiamo, l’assemblea proseguirà e le iniziative continueranno per tutto il tempo che sarà necessario affinché vengano salvaguardati i posti di lavoro e l’attività industriale».
La preoccupazione
L’azienda di Castenedolo, inaugurata nella sua forma originale nell’ottobre del 1969, opera nel settore del diesel producendo iniettori, un settore a margine dell’automotive.
«Il rischio sui posti di lavoro è per tutti – ha chiarito la rappresentate sindacale –. Una messa in liquidazione è il preludio della chiusura di questo stabilimento storico per la provincia di Brescia e per tutto il territorio».
Procedura che inevitabilmente crea un orizzonte di grande preoccupazione per i dipendenti, per tutte le loro famiglie e per l’intera comunità di Castenedolo: «Queste sono notizie che uno non vorrebbe mai apprendere e sono notizie che riguardano le famiglie – ha sottolineato il sindaco di Castenedolo Pierluigi Bianchini, che ha voluto essere presente per dare il suo appoggio ai concittadini –. Queste sono persone che appartengono alla comunità che io rappresento: ho voluto essere qui per dimostrare tutta la solidarietà a queste persone che vivono del loro lavoro. Mi auguro e spero che ci sia l’opportunità di una mediazione o di una risoluzione della questione».
Le indiscrezioni
Nel frattempo sono state smentite le indiscrezioni su una possibile cessione dell’attività a un altro operatore.
«Se ci fosse stata una realtà aziendale spendibile l’azienda l’avrebbe già agito»: così ha voluto concludere Barbara Basile. «Se arriva un soggetto industriale, noi saremo i primi a sederci al tavolo per discutere con persone serie, ma non bastano le favolette che ci vengono raccontate da mesi. Ci fosse stata una persona fisica o una società io credo che sarebbe stato interesse dell’azienda presentarle al tavolo stamattina. E invece siamo qua in assemblea con tutti i lavoratori».
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