Economia

Stanadyne Castenedolo: tre offerte per salvare l’azienda e i posti di lavoro

Flavio Archetti
Sul tavolo dell’impresa attiva nel comparto dell’automotive «tre manifestazioni di interesse da altrettante società»
I lavoratori della Stanadyne con i politici bresciani - © www.giornaledibrescia.it
I lavoratori della Stanadyne con i politici bresciani - © www.giornaledibrescia.it
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Gli 85 operai della Stanadyne, la società di Castenedolo in liquidazione dal 4 dicembre scorso, non sono più soli e la loro speranza di poter mantenere un’occupazione si sta facendo più concreta. Sul tavolo dell’impresa attiva nel comparto dell’automotive (produce sistemi di iniezione e valvole Egr per i motori diesel), sono arrivate nei giorni scorsi «tre manifestazioni di interesse da altrettante società», che intenderebbero «rilevare l’azienda e darle continuità».

A confermarlo è stato ieri mattina il liquidatore della stessa Stanadyne Angelo Rodolfi, durante il suo intervento alla «Commissione IV Attività produttive di Regione Lombardia».

Il punto

Rodolfi ha presentato una relazione in cui ha illustrato i motivi della crisi, che ha detto essere «Riconducibili alle difficoltà generali del settore automotive e in particolare al venir meno in prospettiva del mercato dei motori diesel». A suffragare, almeno in parte, la tesi del liquidatore è il fatto che negli ultimi due anni i volumi del fatturato dello stabilimento di via Matteotti, a Castenedolo, si aggiravano sui 13 milioni di euro e nel 2024 l’azienda ha subito un crollo dei ricavi fino a 8 milioni, tanto da far scattare l’iter di gestione della crisi previsto dalla nuova normativa e, contestualmente, inducendo la proprietà americana a cessare l’attività (entro l’estate) nel sito di Castenedolo.

Sempre per Rodolfi: «È evidente a questo punto che l’azienda va riconvertita verso lavorazioni in linea con le mutate condizioni di mercato», come sarebbe evidente che «la messa in liquidazione ha favorito l’interesse all’acquisizione da parte di altre aziende del settore metalmeccanico, garanzia di tenuta dei livelli occupazionali e di permanenza sul territorio del sito produttivo».

L’iter

Per concretizzare queste ipotesi comunque saranno decisive le prossime settimane. Diverso, anche se in uno spirito collaborativo che mira al medesimo obiettivo, il punto di vista di Fiom Brescia, rappresentata in audizione dal segretario Antonio Ghirardi. Per il rappresentante sindacale cittadino dei metalmeccanici: «La lotta e gli scioperi dei lavoratori Stanadyne hanno attirato l’attenzione della politica e dei possibili acquirenti, mettendo tutti in apprensione. Il vero motivo della mobilitazione generale, soprattutto di quella industriale, sta nel fatto che le produzioni di Stanadyne sono fondamentali per la filiera, che se ne viene privata non può più portare a termine il suo lavoro. Il mercato infatti c’è, è vivo, e continua a richiedere i componenti che escono da via Matteotti - evidenzia il sindacalista della Camera del Lavoro -. Quindi la scelta meramente economica della liquidazione è controproducente per l’interesse del nostro sistema industriale. Ne deriva la necessità assoluta di vendere e non di chiudere».

Al momento, grazie alla collaborazione con le maestranze e i sindacati, la produzione è ripresa e alcuni fornitori che avevano sollecitato il pagamento delle forniture sono stati soddisfatti con la liquidità accantonata negli esercizi precedenti.

La politica

All’audizione hanno partecipato anche diversi esponenti della mondo della politica regionale. A partire dall’assessore a Formazione e lavoro Simona Tironi - affiancata dal collega allo Sviluppo economico Guido Guidesi - che ha ricordato come l’obiettivo di Regione siano «la continuità occupazionale dei lavoratori e la salvaguardia del tessuto industriale bresciano e lombardo. Do merito ai lavoratori di un comportamento responsabile che sta tenendo l'azienda appetibile sul mercato».

I lavoratori della Stanadyne ai cancelli nei giorni scorsi - © www.giornaledibrescia.it
I lavoratori della Stanadyne ai cancelli nei giorni scorsi - © www.giornaledibrescia.it

Per il consigliere regionale bresciano Diego Invernici, «La Regione è pronta a sostenere anche le azioni di ricerca avviate da Confindustria e dal comparto automotive bresciano, identificando le soluzioni ottimali per la continuità e sviluppo della produzione di un’eccellenza del territorio e dell’economia locale». Paola Pollini, consigliera regionale M5s Lombardia ha ricordato «La necessità di intervenire con tutti gli strumenti a disposizione», mentre Mirian Cominelli, del Pd, ha sottolineato l’importanza di «Sostegno alle trattative, a tutela della continuità aziendale e dell’occupazione». «Sono davvero lieta - ha chiuso Silvia Scurati, vicepresidente della Commissione Attività produttive in Regione - di questa richiesta di audizione bipartisan e di vedere la Giunta presente in modo autorevole a riprova che l’istituzione regionale è compatta nel seguire con attenzione la vicenda e pronta a intervenire nell’ambito delle proprie competenze per alleviare i disagi dei lavoratori. Gli aggiornamenti che sono stati forniti oggi mi sembrano incoraggianti: si va verso la cessione dell’azienda in continuità e a processi di riconversione industriale che garantiscano i livelli occupazionali e la permanenza del sito produttivo sul territorio».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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